A proposito dell’ultima sublime sonata per pianoforte di Beethoven, op.111, vetta indiscussa della terza “maniera” del Maestro:” Ma molte cose accadono ancora prima che si arrivi in fondo. E quando ci si arriva e mentre ci si arriva, dopo tanta collera e ossessione e insistenza temeraria, avviene alcunché di inaspettato e commovente nella sua dolcezza e bontà. Il ben noto motivo che prende commiato, ed è esso stesso tutto un commiato, e diventa una voce e un cenno d’addio, questo re-sol-sol subisce una lieve modificazione, prende un piccolo ampliamento melodico.Dopo un do iniziale, accoglie, prima del re, un do diesis…e questo do diesis aggiunto è l’atto più commovente, più consolatore, più malinconico e conciliante che si possa dare. E’ come una carezza dolorosamente amorosa sui capelli, su una guancia, un ultimo sguardo negli occhi, quieto e profondo. E’ la benedizione dell’ oggetto, è la frase terribilmente inseguita e umanizzata in modo che travolge e scende nel cuore di chi ascolta come un addio, un addio per sempre, così dolce che gli occhi si empiono di lacrime”.
THOMAS MANN “DOKTOR FAUSTUS” (passo riportato in “Beethoven”, di Giovanni Carli Ballola)