In occasione della Pasqua ormai alle porte ho ascoltato ancora una volta la sublime composizione bachiana; da intendere davvero, fuor d’ogni retorica, come una delle grandi cattedrali di bellezza concepite dallo spirito umano. Con una dedizione particolare mi sono accostato devo dire quest’anno a tale partitura, al cospetto di un tempo così difficile come quello che stiamo vivendo; ragion per cui l’altissima spiritualità bachiana è stata per me più che mai un invito alla riflessione. E’ noto storicamente come un capolavoro del genere, per essere colto in tutta la sua statura, abbia dovuto attendere la cosiddetta “rinascenza bachiana”, avviata nel 1829 con l’esecuzione proprio della Passione secondo Matteo diretta a Berlino da Felix Mendelssohn (alla presenza di Hegel ed Heine). Con l’indulgente gratitudine “post-mortem” di Bach, si potrebbe immaginare; volendo alludere a quell’effetto diciamo così stereofonico da Lui ottenuto nella chiesa di San Tommaso a Lipsia (in virtù di un doppio organo, duplice coro e due orchestre): colossale organico che Mendelssohn non fu certo in grado di riproporre nella citata esecuzione del marzo 1829. Insomma Bach ideatore della stereofonia “ante litteram”! del resto, vivente, il suo magistero di organista-cembalista non era stato in discussione, come pure la grande abilità di collaudatore di strumenti musicali. Già, Bach, col suo proverbiale caratteraccio e “mediocrità” di compositore; come essa ottusamente apparve ai tanti parrucconi della sua epoca (mai carenti di numero in ogni tempo, col loro pavloviano riflesso di casta). Grazie alle ricerche di studiosi “eterodossi” degli ultimi decenni, ecco che comunque la musica di J.S. Bach parla oggi a tutti; nel senso che il sommo compositore risulta finalmente affrancato da quella visione paternalistico-devozionale di ” Quinto Evangelista”, tutto casa e chiesa, come ho avuto di recente occasione di sottolineare. Ma una cosa è a conti fatti innegabile: dalle liriche e profane vette della sua “Ciaccona” per violino solo alla Passione secondo Matteo, per capirci, c’è ancora un gradino, credo, in quanto a sublime intensità d’ espressione; e valga in merito la stupenda Aria per contralto “Erbame dich, Mein Gott…(Abbi pietà, Mio Dio)”, dopo che Pietro ha pianto amaramente per aver rinnegato Gesù. Un’ Aria che risuona più volte nel film ” Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini del 1964, assieme al compianto sul Cristo Morto memorabilmente intonato dai due cori alla conclusione del capolavoro di J.S. Bach.
Andrea Mariotti
Ho riascoltato con profonda emozione -Andrea- “La passione secondo Matteo” di J.S.Bach, uno dei più grandi musicisti di ogni tempo, la cui arte è insieme meditazione, preghiera e contemplazione. La su citata opera -eseguita per la prima volta l’11 aprile (data a me particolarmente cara) del 1727-rappresenta una delle più elevate espressioni dell’attività creativa di Bach e della musica sacra in particolare. Ho molto apprezzato la tua citazione di Pasolini e della sua opera (incompiuta) ”Studi sullo stile di Bach”. Un caro saluto.
Ti ringrazio Fiorella per questo tuo commento, e colgo l’occasione per augurarti Buona Pasqua con un caro saluto.