SETTEMBRE
Per esserci eclissati tra le vele
di un brigantino folle,
ingiusti siamo a volte con noi stessi
ritrovandoci a terra.
Noi fatti d’impalpabili
moti e deflagrazioni,
vulcani per fortuna
accesi ancora.
Viene settembre
e saggiamente ci riabitua
al buio dopo l’iride di agosto.
Settembre di dolcissimi
rovi e rimpianti sobri,
con la sua luce avara a noi fraterno
come la morte.
poesia di Andrea Mariotti, tratta dalla silloge La tempra dell’autunno, Bertoni Editore, 2020
Nei toni malinconici per la fine della stagione solare e per l’autunno incipiente, ho colto, Andrea -nella tua notevole poesia ”Settembre”, attraverso un gioco di rime e assonanze- il rimpianto per la fine dell’estate e mi è tornata alla memoria con commozione la lirica ”I pastori” di G.D’Annunzio, la prima delle sette poesie settembrine del poeta abruzzese.
Per carità, Fiorella, la tua è una lettura del tutto appropriata sul piano del significato dei miei versi, ma diversi lettori di essa letterariamente meno preparati sono andati, a distanza di un anno dalla pubblicazione della silloge e della diffusione di questa specifica lirica, diritti al senso della poesia in oggetto; che è forse quello di una serena accettazione del nostro terreno e limitato cammino, di cui proprio settembre è forse l’allegoria più specchiata; col suo saggio riabituarci al buio che ci compete, senza drammi. Un caro saluto