Con l’attenzione rivolta intensamente al dramma afgano sempre più preoccupante di giorno in giorno, ecco che però avverto la necessità di dire qualcosa di magari non originale ma sentito, sul cosiddetto “rave” di Valentano alle spalle. Si, perché mi è sembrata davvero intollerabile la troppa cautela delle forze dell’ordine nel “gestire” (a giochi fatti!) questa sorta di Woodstock fuori tempo massimo, come ho già accennato in risposta ad un amico . Al dunque, il raduno si è svolto per più giorni a piacimento dei partecipanti, con tanto di morto scappatoci e ottime premesse per la diffusione del covid, dato lo spregio dei suddetti per mascherine ed altro; essendo a quanto sembra gli stessi in tutt’altre faccende affaccendati (tipo le più che probabili libagioni di sostanze stupefacenti). Allora a questo punto credo che sia fellone, uno Stato che consente tutto ciò in barba alla sua moral suasion anti-contagio; e, soprattutto, del sacrificio di medici, infermieri e di quant’altri da un anno e mezzo a questa parte si sono e si stanno prodigando per le vittime del flagello. Non dimenticando, tanto che ci siamo, i festeggiamenti romani del mese scorso per la vittoria della nostra nazionale di calcio agli europei, con l’ordine pubblico praticamente disposto da due calciatori come Bonucci e Chiellini, capibastone in pectore e in atto (e relativo pianto greco a posteriori del questore di Roma). Quante Italie sono a questo punto in campo, occorre chiedersi, in una monadizzazione paurosa delle coscienze? Il paese verosimilmente è così lacerato per l’enfatizzazione del cosiddetto e operante relativismo culturale (in senso antropologico), con corollario di una indebita confusione fra il concetto di libertà e proprio tornaconto. Ecco perché poi (vale per chi scrive) pur forniti di un minimo di buon senso (speriamo!) e di tolleranza, si finisce per invocare il pugno duro di fronte alle faccende sopra rammentate: comprendendo peraltro troppo bene e con grande disagio il ricavo di chi populisticamente vi soffia sopra, sulle medesime. Immortalità’ dei versi danteschi, più che mai: ” Ahi serva Italia…”.
Andrea Mariotti