Fresco di appassionate riletture ungarettiane, amante fin da giovane della poesia di Montale, eccomi qui a parlare di Umberto Saba, un autore non di rado disarmante, in quanto a sentimento poetico (al punto di “bucare” per così dire la pagina, pur non vantando le folgorazioni di Ungaretti o il rigore etico-formale di Montale). Non a caso, quindi, nell’imminenza del Natale, ho scelto di presentare la seguente lirica del poeta triestino:
NELLA NOTTE DI NATALE
Io scrivo nella mia dolce stanzetta,
d’una candela al tenue chiarore,
ed una forza indomita d’amore
muove la stanca mano che si affretta.
Come debole e dolce il suon dell’ore!
Forse il bene invocato oggi m’aspetta.
Una serenità quasi perfetta
calma i battiti ardenti del mio cuore.
Notte fredda e stellata di Natale,
sai tu dirmi la fonte onde zampilla
improvvisa la mia speranza buona?
E’ forse il sogno di Gesù che brilla
nell’anima dolente ed immortale
del giovane che ama, che perdona?
Umberto Saba, Canzoniere apocrifo, in Tutte le poesie, a cura di Arrigo Stara, Mondadori, Milano 1988 (ma, in realtà, il libro da cui ho estrapolato la suddetta lirica è Natale in Poesia, Antologia dal IV al XX secolo, Interlinea Edizioni Novara, 2006).
“Come debole e dolce il suon dell’ore!”
Ricordo questa lirica, Amico mio, ricordo il senso intimo e universale che sapeva dare al Natale…
Oggi rintocca nel mio petto soprattutto il verso con il quale inizio il commento.
I Poeti sanno leggere le anime.
Tu che ci guidi sui loro sentieri, sei poeta e lettore come loro.
Un forte abbraccio.
Mi fa molto piacere, carissima amica, che la nostra attenzione si sia focalizzata su questa lirica di Saba; semplice e profonda, a prova di disincanto. Un abbraccio.