0ptando per il 16 dicembre anziché per 17 come data della nascita, ecco che oggi Radio 3 Classica sta trasmettendo in continuazione musiche di Beethoven, trattandosi appunto del suo genetliaco (Bonn, 16 dicembre 1770). Siamo dunque a 250 anni esatti dalla venuta alla luce di un gigante della musica, innovatore perenne per definizione. Mi fa piacere dire che costretto a scegliere una sola partitura nei tre generi il cui il genio tedesco ebbe a eccellere, ebbene qui di seguito le mie preferenze: tra le sinfonie la n.3 “Eroica”, che cambiò per sempre le sorti di questo cimento musicale per ogni compositore; fra le sonate per pianoforte, l’ ultima, op.111, a lungo meditata da Thomas Mann nel suo “Doctor Faustus”; e, fra i quartetti per archi, l’ opera 132 in la minore, il cui lungo e trascendentale ” molto adagio” è stato definito da Giorgio Caproni come la più profonda meditazione sulla vita e sulla morte da lui conosciuta. Il flagello pandemico mi ha impedito quest’anno un viaggio a Bonn che sarebbe stato il minimo per onorare a dovere il nostro grande compagno di viaggio, che ci precede sempre per ardore innovativo e profondità di pensiero.
Andrea Mariotti
Proprio così, le opere di Beethoven restano pagine insuperate di musica per l’ampiezza e il “titanismo eroico” del grande compositore tedesco che -250 anni dopo la sua nascita- resta vivo e presente come nessun altro nella cultura di oggi. Egli ha saputo esprimere il dolore umano e l’energia per affrontarlo e superarlo con un discorso universale di alta tensione drammatica e in una visione ottimistica secondo cui -attraverso la sofferenza e la lotta- il bene è destinato a trionfare sul male, la libertà sulla schiavitù, la giustizia sull’ingiustizia. Si può’ ben dire, pertanto, che il genio di Bonn ”trasferendo nelle sue opere le aspirazioni alla libertà alla giustizia e alla fratellanza, ha reso eterni questi principi e questi valori nella spiritualità dell’Arte”(Alberto Battisti).