Bello è stato seguire sul piccolo schermo, questo pomeriggio, in diretta dal Teatro alla Scala di Milano, il lungo spettacolo intitolato A riveder le stelle, con tante e celebri arie d’opera, balletti (per esempio dallo Schiaccianoci) e molto altro. Per me un momento veramente felice è stato quello del duetto all’inizio del Terzo Atto di Un ballo in maschera, opera somma di Giuseppe Verdi. Ebbene, il duetto in questione ( Morro’, ma prima in grazia) è quello di un Renato furioso e della moglie Amelia, colpevole di ricambiare la passione amorosa verso di lei nutrita da Riccardo, governatore di Boston. Renato, soldato devoto fino a quel momento a Riccardo, ora medita mortale vendetta verso di lui, essendo divenuto “fabula vulgi” in seno ai congiurati che già avevano ordito un complotto contro il Governatore, congiurati ai quali sta appunto decidendo di unirsi. Mentre la moglie Amelia, col suo canto disperato, implora il marito di poter rivedere il figlioletto, alle sue spalle si è potuto scorgere un fotogramma ingrandito (se non mi sono sbagliato) del celebre film di Hitchcock Gli uccelli, riferendomi agli spettrali e minacciosi corvi appollaiati sui fili dell’alta tensione…se non mi sono sbagliato, ripeto, ecco a questo punto un frutto felicissimo se non geniale di ” contaminazione” dell’arte operistica con quella cinematografica, a potenziare l’epilogo drammatico, veramente ad alta tensione, verso cui tende la partitura verdiana in oggetto! Senza scadere in stucchevoli polemiche, si può affermare di non credere ancora ai propri occhi avendo ammirato tutto questo su RAI UNO di pomeriggio, dopo le perduranti (a quanto mi risulta) mattutine ” prove del cuoco”? Che il momento drammatico in atto promuova davvero un innalzamento del livello culturale della RAI, viene da dire, prendendo le mosse da questo 7 dicembre scaligero così diverso dal solito per essere entrato nelle nostre case donandoci il Bello!
Andrea Mariotti
P.s Un doveroso plauso, pertanto, al regista Davide Livermore
“A riveder le stelle”, una manifestazione inedita di musica e danza, ”un’avventura straordinaria” -come il maestro e direttore d’orchestra Riccardo Chailly l’ha definita- ha inaugurato quest’anno -con platea vuota- la stagione artistica del teatro alla Scala di Milano. Tale accostamento ci dice come le arti siano chiamate a collaborare tra loro nel tentativo vigile ed operante di penetrare le più’ varie ed intime manifestazioni della vita, di interpretare le più’segrete e profonde esigenze dello spirito, richiedendo -la musica in particolare- una disposizione intellettuale ad ascoltare qualcosa che parla non ai sensi, ma alla mente. Per quanto riguarda lo spettacolo di cui sopra -confermandone la grandiosità e il godimento derivato- faccio mia la frase di Placido Domingo: “Speriamo che questa prima sia unica e che la pandemia finisca”.