Sull’ascolto del “Clavicembalo ben temperato” di J.S.Bach

Prescindendo da artisti di indiscussa bravura come ad esempio il celebrato Andras Schiff, a mio avviso rimangono in pochissimi gli interpreti in grado di penetrare veramente a fondo lo spirito di quel “Vecchio Testamento” del pianismo che rimane per l’appunto la bachiana opera in oggetto, contrapposta al “Nuovo Testamento” rappresentato dalle 32 sonate di Beethoven. Quei pochissimi in effetti sono soltanto loro due, per me: Glenn Gould e Sviatoslav Richter. Circa il primo, il canadese Gould, scomparso non ancora vecchio negli anni Ottanta e ormai ” separato” dagli uomini per totale dedizione all’arte, che aggiungere, oltre al motivato e perenne stupore per il suo approccio a Bach, così secco, nobilmente intellettuale, affrancato del tutto dalla caramellosita’ di un malinteso romanticismo? l’ascoltatore devoto della musica bachiana sa, al riguardo, della imprescendibilita’ della interpretazione gouldiana delle Variazioni Goldberg, per limitarci all’ essenziale (interpretazione che ispirò allo scrittore austriaco Thomas Bernhard un romanzo come Il soccombente). Ma, di recente, ho riascoltato il  Clavicembalo suonato da S. Richter (inciso negli anni Settanta da questo grandissimo e polivalente pianista russo). Ebbene, certa ” lentezza” di Richter, quella punta di sentimento e non di sentimentalismo che ho potuto percepire nei preludi e nelle fughe, mi hanno come ipnotizzato, facendomi galleggiare in un altrove di rarefatta bellezza. Presto mi sono dato una risposta per tutto ciò: è l’Anima Russa che vibra in Richter, nelle sue note, e non è poco, se pensiamo che matematica e poesia sono un tutt’ uno, in Bach, come in nessun altro grande musicista. Sicché, in conclusione, nessuno meglio di Richter può restituirci ad esempio la trascendentale purezza del Preludio e fuga BWV 853 in mi bemolle minore dal primo libro del Clavicembalo ben temperato, eseguito più lentamente e con più convincente poesia rispetto a Glenn Gould, così coerentemente attaccato, quest’ ultimo, all’osso di una musica senza pari. Vale la pena rammentare, infine, che lo sprezzante Gould, capace di attaccare senza ritegno un certo Mozart per i suoi eccessi ” galanti”, nulla aveva da addebitare al collega Sviatoslav Richter, pieno piuttosto di sincera ammirazione per il tocco e lo spirito del grande pianista russo nella foto.

 

 

Andrea Mariotti

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