In occasione del genetliaco di Giacomo Leopardi (29 giugno 1798), ripropongo alla lettura i seguenti splendidi versi del grande Recanatese:
IMITAZIONE
Lungi dal proprio ramo,
povera foglia frale,
dove vai tu? Dal faggio
là dov’io nacqui, mi divise il vento.
Esso, tornando, a volo
dal bosco alla campagna,
dalla valle mi porta alla montagna.
Seco perpetuamente
vo pellegrina, e tutto l’altro ignoro.
Vo dove ogni altra cosa,
dove naturalmente
va la foglia di rosa,
e la foglia d’alloro.
GIACOMO LEOPARDI, dai CANTI, XXXVI
La bellissima lirica che hai riproposto, Andrea, alla nostra attenzione nel genetliaco di Giacomo Leopardi, non è -come apparentemente potrebbe sembrare- una semplice traduzione della poesia “La feuille” di Antoine Vincent Arnault, ma una profonda riflessione del poeta -attraverso la metafora della fragilita’ della foglia- sulla caducita’ della vita, sull’impotenza dell’uomo di conoscere il proprio destino, sulla vanita’ dei sogni, sull’indifferenza della natura. Una riflessione che supera l’originale e lo trascende.
Tutto vero quello che osservi, Fiorella, e davvero mai come in questo caso la nobile levità dei versi leopardiani parla al nostro animo ferito di recente da una pandemia che ha seminato morte e disastri economici, in ritirata almeno da noi ma chissà se sconfitta sul serio.