E’ la poesia di Paolo Volponi che maggiormente amo, quella che segue:
La notte è parallela al giorno;
ne sostiene l’anelante
andatura
istante per istante.
La notte è più grande e sottile
e cede senza paura
a ogni sporgenza vile
del giorno.
La notte non è sicura,
proprio come un soggetto
che cerca sempre misura
fra origine e ritorno.
Il giorno invece è un oggetto
che pesa e si oppone intorno
alla sua stessa parvenza.
Il giorno finisce
senza…
La notte è immortale,
e non concepisce,
quale vestale
della propria assenza
continua che compatisce.
Paolo Volponi, dalla raccolta Con testo a fronte, Einaudi 1986
Rileggendo la bellissima poesia di Paolo Volponi da te proposta, Andrea, non ho potuto non accostarla -per lo stile conciso, rapido e ricco di tensione emotiva- ad un’altra magnifica lirica del grande urbinate ”uno dei piu’ forti e originali scrittori del secondo Novecento” (G.Raboni). Mi riferisco ai versi: “La notte è più della morte/ è il sogno l’abisso che non si colma,/ la caduta dell’imprendibile sorte…” (dalla raccolta ”Come perso”). In entrambe le liriche -come in tutta la produzione postermetica di Volponi- si coglie il senso di una profonda amarezza nell’impossibilità di intervenire sulla realtà e modificarla, amarezza che si traduce in inquietudine interiore di un “io“ disperato e sensibile. Una nota personale: alla riapertura dell’anno scolastico 1994-95 commemorai in classe con i miei allievi la scomparsa di Paolo Volponi, avvenuta il 24 agosto del’94. Un momento di profonda emozione!
Ti ringrazio per quanto hai scritto, Fiorella, come giusto tributo ad uno scrittore in toto che, alla maniera antica, non distingueva più di tanto fra poesia e prosa. Stimato moltissimo da Pasolini, Volponi godeva di una diciamo così duplice ispirazione: la prima, congenita e umbratile, discesa direttamente da Leopardi; la seconda, come frutto di esperienze svariate, marcate da una avanzata cultura industriale maturata a contatto con il più illuminato dei capitalisti del nostro Novecento, Adriano Olivetti. Non sarà ozioso ricordare che Volponi è stato l’unico nostro scrittore a vincere per due volte il Premio Strega. Io lo vidi a Roma per l’ultima volta prima della morte di spalle, in un caffè letterario nei pressi di piazza Trilussa: solo e distaccato da tutti e da tutto, marmoreo nella sua immobilità, all’indomani della perdita del figlio avvenuta presso l’aeroporto cubano nel 1989 in un tragico incidente.