“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, com’è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…” è l’incipit del XXXI capitolo de “I promessi sposi” di A. Manzoni. A quattro secoli di distanza ci troviamo ad affrontare un’epidemia che sta dilagando nel mondo mietendo numerosissime vittime. L’accostamento della peste del 1630 che colpì l’Italia settentrionale al Coronavirus di oggi (tornando più’ indietro potremmo anche ricordare il II libro delle Storie o Guerra del Peloponneso-V secolo a.C.-di Tucidide ) ci porta a riflettere sull’imporsi dei cicli storici di cui parla G.B. Vico nella sua “Scienza nuova”. Cosa fare? “Non abbassare la guardia e convivere con il virus fino al vaccino” è il messaggio degli scienziati e della Protezione civile. Accogliamo l’appello con spirito di solidarietà e nell’interesse comune.
Fiorella D’Ambrosio