“C’è una metafora molto cara a Montale: quella del prigioniero che sente i cambi delle sentinelle sulle torri di guardia e si consola pensando che la paglia del giaciglio è simile all’oro e la lanterna vinosa è focolare. Il prigioniero ignora il proprio destino, confessa che l’attesa è lunga, ma il mio sogno di te non è finito. Il sogno di chi? D’una donna, della libertà, della poesia stessa?” (voce Montale sull’ENCICLOPEDIA EUROPEA, Garzanti, a firma Giulio Nascimbeni)…a/m:
IL SOGNO DEL PRIGIONIERO
Albe e notti qui variano per pochi segni.
Il zigzag degli storni sui battifredi
nei giorni di battaglia, mie sole ali,
un filo d’aria polare,
l’occhio del capoguardia dallo spioncino,
crac di noci schiacciate, un oleoso
sfrigolìo dalle cave, girarrosti
veri o supposti –ma la paglia è oro,
la lanterna vinosa è focolare
se dormendo mi credo ai tuoi piedi.
La purga dura da sempre, senza un perché.
Dicono che chi abiura e sottoscrive
può salvarsi da questo sterminio d’oche;
che chi obiurga se stesso, ma tradisce
e vende carne d’altri, afferra il mestolo
anzi che terminare nel pâté
destinato agl’Iddii pestilenziali.
Tardo di mente, piagato
dal pungente giaciglio mi sono fuso
col volo della tarma che la mia suola
sfarina sull’impiantito,
coi kimoni cangianti delle luci
sciorinate all’aurora dai torrioni,
ho annusato nel vento il bruciaticcio
dei buccellati dai forni,
mi son guardato attorno, ho suscitato
iridi su orizzonti di ragnateli
e petali sui tralicci delle inferriate,
mi sono alzato, sono ricaduto
nel fondo dove il secolo è il minuto-
e i colpi si ripetono ed i passi,
e ancora ignoro se sarò al festino
farcitore o farcito. L’attesa è lunga,
il mio sogno di te non è finito.
EUGENIO MONTALE, dalla BUFERA E ALTRO (1956)
Ho riletto con grande piacere la lirica “Sogno del prigioniero” della raccolta “La bufera ed altro” di Eugenio Montale in cui il poeta rappresenta magistralmente la condizione esistenziale: l’incertezza, la precarietà della vita, l’impossibilità di salvezza per l’uomo, le cui lusinghe si riassumono simbolicamente nell’immagine della “donna amata” con la quale si apre il sogno. Grazie, Andrea, per aver richiamato alla nostra memoria una delle piu’ belle poesie del grande Premio Nobel per la Letteratura.
Un caro saluto, Fiorella.