Grato ad una cara amica per la segnalazione, dopo averlo veduto, mi sento di dire due parole sul film di Polanski ” L’ ufficiale e la spia”, focalizzato sul bel noto “affaire Dreyfus” che tanto ebbe a scuotere la Francia negli ultimi anni dell’ Ottocento. Il film dell’anziano e grande regista si lascia vedere con attenzione e ammirazione, per l’ asciutta ed efficacissima ricostruzione di quel clima storico-politico in cui maturò il celeberrimo pamphlet “J’accuse” di Emile Zola sull’ “Aurore” del gennaio 1898 (con cui lo scrittore si schierava dalla parte del capitano Dreyfus, ingiustamente condannato per alto tradimento ad opera del compatto fronte dei legittimisti e orleanisti sostenitori di un Esercito allora fin troppo influente in Francia). La mia memoria a questo punto si è concentrata ieri sulla fine di Zola, morto asfissiato nella sua casa di Parigi nel 1902, per l’ otturamento forse tutt’altro che accidentale della canna fumaria nella camera da letto (giacché la morte dello scrittore venne poi di fatto rivendicata da una organizzazione nazionalista di estrema destra per il ruolo da lui avuto per l’appunto nell’ affaire Dreyfus). Impossibile di conseguenza non pensare alla vicinanza fra Zola e il nostro Pasolini, a sua volta autore di quel celebre “romanzo delle stragi” che certamente non lo aiutò a scansare la fine tragica che lo attendeva (alludendo al celebre suo articolo del 14 novembre 1974 apparso sul “Corriere della Sera” dal seguente incipit: ” Io so i nomi…ma non ho le prove”). Ecco che quindi il film di Polanski veduto ieri, altro non è che un profondo apologo sul Potere e la sua vischiosa rete di compiacenze e delazioni da sempre in auge, ieri come oggi; film da non perdere, a parer mio, considerando in che mondo e paese viviamo. Infine, una volta di più, detto film induce a riflettere sul ruolo testimoniale della Letteratura, pagato molto probabilmente con la vita da “scriptor rerum” del calibro di Zola e Pasolini, per tacer d’ altri.
Andrea Mariotti