Di fronte al disastro veneziano, che la dice lunghissima sul declino penoso e inesorabile del nostro paese, non può non tornare alla mente una venerabile e conosciutissima terzina del Sommo Poeta. Ieri sera in televisione sentivo il giornalista Federico Rampini rammentare che il mondo intero è preoccupato per Venezia come e più di noi; molto meno per quanto accade dalle nostre parti a livello politico. Tant’è che sempre ieri si sono aperte le danze per le regionali del 26 gennaio 2020 in Emilia Romagna come se niente fosse; nel momento in cui, a non troppi chilometri di distanza, la nostra città più preziosa è andata sott’acqua nel modo che sappiamo nei giorni scorsi (con ottime probabilità di fare il bis oggi, purtroppo). Paghiamo e pagheremo costi altissimi in termini di corruzione, lassismo e incompetenza, a fronte di una perenne campagna elettorale condotta da personaggi loschi e impreparati. Dopo la tragedia del ponte Morandi a Genova e insieme alla vicenda dell’Ilva di Taranto, davvero le immagini di Venezia ci fanno da specchio, nel senso che stiamo letteralmente colando a picco. Ma ecco la terzina dantesca attualissima e insuperabile fermo immagine del Belpaese…(a/m):
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!
PURGATORIO VI, 76-78
Come ben si addice -ai nostri giorni- l’apostrofe di Dante all’Italia di cui citi, Andrea, i versi 76-78(canto VI del Purgatorio)! Essa condensa in tono alto e severo il tema delle forze negative da cui la vita sociale è mortificata, alterata, violentata: un monito a contrapporre al disordine, alla discordia e all’arroganza, il rigore, la solidarieta, l’umanità, principi oggi assolutamente disattesi.
E’veramente come scrivi, Fiorella. Un caro saluto