Ottimo il debutto in prima nazionale de “La donna leopardo” di Alberto Moravia al teatro Grassi di Milano. Nello spazio scenico che Michela Cescon e Lorenzo Pavolini hanno riservato -con adattamento drammaturgico, all’ultimo romanzo postumo di Alberto Moravia, ambientato tra Roma e il Gabon- si svolge una storia di tradimenti e di gelosia, in cui l’amore che vi si aggira diventa una metafora della vita, del difficile, spesso insondabile rapporto tra le persone, uno stato di allarme continuo, di enigmatica inquietudine che -nella fattispecie- esplode nella sua drammaticità in terra d’Africa, “il più nobile monumento che la natura abbia mai eretto a se stessa”. Una nota vorrei aggiungere in riferimento alla teatralità dei testi moraviani e mi riferisco ad un’intervista di Rodolfo Di Giammarco: La Repubblica, 20 novembre  1984, ad Alberto Moravia: “…Fin da ragazzo ho avuto l’ambizione di scrivere teatro e non romanzi…mi venne l’idea di fondere la tecnica del romanzo con la tecnica teatrale e da qui è’ nato  il romanzo “Gli indifferenti”…il teatro ha una dignità ben altrimenti alta, al punto che se morisse, certe cose non si potrebbero più dire“…

 

Fiorella D’Ambrosio

 

 

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