Nelle due terzine della lirica “Biglietto lasciato prima di non andar via” (dalla raccolta “Il Franco Cacciatore”) Giorgio Caproni delinea -con sublime maestria- il senso di precarietà nel viaggio della vita con i suoi vagabondaggi, le sue ambiguità, le sue illusioni e la condizione di disorientamento di fronte al “vuoto esistenziale”. Bellissima la chiusa del componimento: “Il mio viaggiare/ è’ stato tutto un restare qua/dove non fui mai.” Il pensiero -dopo aver letto i su citati versi- non può non andare al grande Recanatese.”Poi che del patrio nido/ i i silenzi lasciando e le beate/ larve e l’antico error, celeste dono,/ ch’abbella agli occhi tuoi quest’ermo lido,/ te nella polve della vita e il suono/ tragge il destin…”(G.Leopardi). Un caro saluto, Andrea.
andreamariottiAutore articolo
Come sempre accade con la grande poesia -quella veramente tale- si riscoprono nel tempo versi molto familiari. Così è stato per me recentemente con il Biglietto di Giorgio Caproni, incluso in una raccolta che d’accordo con Mengaldo mi è apparsa in passato più debole rispetto al Muro della terra del 1975: salvo poi dover riconoscere fra me e me che proprio nel Franco Cacciatore sono incluse alcune delle poesie più strategiche dell’ultimo, indimenticabile Caproni; e penso, oltre che al Biglietto, alla grande Aria del tenore nonché ai celebri versi dei luoghi “non giurisdizionali”. Un caro saluto a te, Fiorella.
Nelle due terzine della lirica “Biglietto lasciato prima di non andar via” (dalla raccolta “Il Franco Cacciatore”) Giorgio Caproni delinea -con sublime maestria- il senso di precarietà nel viaggio della vita con i suoi vagabondaggi, le sue ambiguità, le sue illusioni e la condizione di disorientamento di fronte al “vuoto esistenziale”. Bellissima la chiusa del componimento: “Il mio viaggiare/ è’ stato tutto un restare qua/dove non fui mai.” Il pensiero -dopo aver letto i su citati versi- non può non andare al grande Recanatese.”Poi che del patrio nido/ i i silenzi lasciando e le beate/ larve e l’antico error, celeste dono,/ ch’abbella agli occhi tuoi quest’ermo lido,/ te nella polve della vita e il suono/ tragge il destin…”(G.Leopardi). Un caro saluto, Andrea.
Come sempre accade con la grande poesia -quella veramente tale- si riscoprono nel tempo versi molto familiari. Così è stato per me recentemente con il Biglietto di Giorgio Caproni, incluso in una raccolta che d’accordo con Mengaldo mi è apparsa in passato più debole rispetto al Muro della terra del 1975: salvo poi dover riconoscere fra me e me che proprio nel Franco Cacciatore sono incluse alcune delle poesie più strategiche dell’ultimo, indimenticabile Caproni; e penso, oltre che al Biglietto, alla grande Aria del tenore nonché ai celebri versi dei luoghi “non giurisdizionali”. Un caro saluto a te, Fiorella.