SUL SOGNO INSONNE DI MARZIA SPINELLI
C’è una poesia di Marzia Spinelli inclusa nella silloge Trincea di nuvole e d’ombre (Marco Saya Edizioni, prefazione di Plinio Perilli) di recente pubblicazione che mi ha particolarmente colpito. Di essa, intitolata Tornando da Arezzo, ometterò i primi versi per focalizzare subito la mia attenzione su un decisivo passaggio:
Più veloce del treno va il mondo
nuovo; batte le dita questa landa
di anime adoranti news
come oracoli. Nessuno è lontano
se la distanza è sillabata,
mentre vanno in corsa le case,
fulminea sintesi di colore
come d’una bellezza piena,
incurante del Tempo, superba
macchia che torna dei tuoi affreschi,
Piero –il pallido incarnato di donna,
la croce leggenda…
pianissimo sussurreranno,
quando sarò scesa da questo sogno
insonne, strattonata e assetata
nella fila d’ombre, qua nella folla
irrequieta diranno
ancora la quiete dei tetti e le vesti,
della battaglia il frastuono
dei loro venti la memoria
galleggia ancora
nella città in vicinanza: qui si combatte
da giorno a notte tra le rovine,
sui ponteggi, nei condomini,
di stanza in stanza, di tra le sedie
e le scrivanie, per ogni via
e non c’è pace laggiù oltre il mare
il nostro mare prossimo…
c’è qui, nel cuore di questa poesia, una ricchezza di vibrazioni davvero notevole amplificata dallo stile lapidario. Al gregarismo delle “anime adoranti news” si allude chiaramente all’inizio, nonché alle distanze geografiche e non solo tali scongiurate in apparenza dalle nostre chat (sconsolato riferimento alla odierna ipertrofia comunicativa carente di comunione umana). Ma ecco il subitaneo introflettersi dei versi, con la visione dal treno delle case scomposte in pennellate di fulminea, astratta gestualità; a far riaffiorare più che alla mente al cuore della poetessa gli affreschi di Piero -“superba/ macchia” di bellezza poche ore prima goduta – che “pianissimo sussurreranno”, quando si sarà scesi “da questo sogno/ insonne”. Qui siamo veramente nel mezzo di un territorio sensibilissimo, quello dell’anima; e qui cogliamo nel contempo l’espressione con valenza corale di straziata nostalgia verso il sublime dell’arte per lampi riafferrato. Merito di questa poesia di Marzia Spinelli è il ripensare allora alla riflessione essenziale di Walter Benjamin sulla perdita dell’aura (come prezzo della civiltà massificata e atomizzata nelle odierne sottoculture con le quali facciamo i conti, consapevoli o meno). E la “fila d’ombre” evocata subito dopo dalla poesia, ombre in mezzo alle quali si è come alienati -con enumeratio di lessico “basso” (“ponteggi”, “condomini” e “scrivanie”)- può ricondurci forse per suggestione ad un nobile exemplum, ossia alle case de’ morti di boccacciana memoria con tanto di liquidatorio motto di Guido Cavalcanti “a certi cavalier fiorentini” (Decameron, VI, 9). Gli strati culturali del discorso in effetti affiorano moltiplicandosi, dai versi in oggetto; che nel loro fare a meno dei nessi sintattici più ordinari si mostrano potentemente espressivi per contrazione lirica. Ferita è a ben vedere la sintassi poetica della Spinelli, ma così asciutta e in ogni caso pacata da offrirsi infine come pungente e maturo canto civile, dalla “croce leggenda” ai “condomini”; in virtù di un polisemico e combattivo sogno/insonne che significa rinuncia al privilegio lirico, al pari degli incipitari versi di Pasolini relativi agli affreschi di Piero a Arezzo nella silloge La religione del mio tempo (1961).
Andrea Mariotti
Ringrazio Andrea per l’analisi raffinata del mio testo a cui ha guardato con occhio vigile e puntuale di filologo, ma con animo di poeta qual è, cogliendo proprio quella nostalgia, quel senso di smarrimento che gli affreschi, il treno, le ombre, mi avevano suscitato. Ciò a dire che l’esegesi filologica ha la sua valenza indubitabile per comprendere un testo, ma al tempo stesso la sensibilità del poeta ha dato un valore aggiunto a quell’indagine, come direi sempre nelle letture critiche di Andrea, dove l’attenzione di filologo non dimentica mai il cuore di poeta.
E questo è anche quanto ho percepito nel suo eccellente intervento di ieri alla presentazione del libro e di cui gli sono molto grata. Marzia
Ricevo con grande piacere le parole della poetessa Marzia Spinelli, autrice di liriche dallo stile austero e semanticamente dense raccolte in queste sua ultima silloge (all’interno della quale la poesia da me commentata coesiste con altri testi davvero di valore). E colgo qui l’occasione per complimentarmi ancora con lei per la bella e non frivola presentazione di ieri sera del tutto coerente con l’eticità di fondo della sua ricerca artistica.
Andrea
Ringrazio Andrea per aver ospitato il mio testo e per questo ulteriore sentito commento che conferma l’eticità e la comune prospettiva poetica.
Marzia