25 aprile 2019, FESTA DELLA LIBERAZIONE
In questa occasione offro alla lettura uno dei sonetti “monoblocco” (definizione dello stesso autore) di Giorgio Caproni, oggetto peraltro di una rigorosa e sapiente analisi di Pier Paolo Pasolini ( in Passione e ideologia, 1954). Chi legge i seguenti versi non potrà non percepire la dilatazione incontenibile di un terrore, quello dell’alba, in cui avvenivano le fucilazioni dei partigiani…a/m
1944
Le carrette del latte ahi mentre il sole
sta per pungere i cani! Cosa insacca
la morte sopra i selci nel fragore
di bottiglie in sobbalzo? Sulla faccia
punge già il foglio del primo giornale
col suo afrore di piombo -immensa un’acqua
passa deserta nel sangue a chi muove
a un muro, e già a una scarica una latta
ha un sussulto fra i cocci. O amore, amore
che disastro è nell’alba! Dai portoni
dove geme una prima chiave, o amore
non fuggire con l’ultimo tepore
notturno -non scandire questi suoni
mentre ai miei denti il tuo tremito imponi!
GIORGIO CAPRONI, da Gli anni tedeschi (Le biciclette) in IL TERZO LIBRO e altre cose, Einaudi,
1968 e 2016
Proprio così, Andrea: la lirica di Giorgio Caproni che ci segnali nella ricorrenza del 25 aprile (Festa della liberazione), esprime tutto il dolore di fronte al dramma delle fucilazioni attraverso immagini toccanti, quali il contrasto tra la notte tiepida e dolce e le prime luci fredde del mattino, l’ora delle esecuzioni”…O amore,/ che disastro è nell’alba!…non fuggire con l’ultimo tepore/ notturno…non scandire questi suoni/ mentre ai miei denti il tuo tremito imponi”. Non lasciamo che la memoria dimentichi !