Giorni addietro avevo scritto di una diarchia di pupazzi che da più di un anno ci governa. Ebbene, tutti siamo al corrente della lettera del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri fatta recapitare a mano alla sorella di Stefano Cucchi, Ilaria. Il contenuto di tale lettera esprime una posizione chiara e netta; nel senso che, per bocca del suo Comandante Giovanni Nistri, l’Arma condanna senza appello quello spirito di corpo al di fuori di uno stato democratico di diritto che ha comportato il reiterato occultamento della violenza omicida nei confronti di Stefano Cucchi. Ciò non è poco per la nostra coscienza di cittadini che debbono nutrire la certezza del retto comportamento di chi lo Stato lo rappresenta, nell’azione repressiva. Stavo per aggiungere “tardiva”, a proposito della posizione assunta dal generale Nistri, sbagliando. A ben vedere, infatti, la sua scelta esprime tutto il travaglio di chi è stato lasciato politicamente solo da parte di un signore mai pago di una nauseante carnevalata a base di sfoggio di plurime divise in un clima di perenne campagna elettorale; con tanto di voce grossa fuori tempo massimo (fra il grottesco e il patetico) dell’altro personaggio nei confronti dei responsabili di questa morte. Così dicendo alludo ai pupazzi suddetti, naturalmente: di un livello tale da farci sentire orfani più che mai degli effetti di quel “Buongoverno” affrescato tanti secoli fa da Ambrogio Lorenzetti forse non a Siena ma nei cieli dell’utopia, considerando la miseria morale, intellettuale e umana che tocchiamo con mano. Grazie in conclusione generale Nistri, per quel “Suo fratello” rivolto a Ilaria Cucchi. Dopo dieci anni di coscienza civile trafitta alla vista del volto di Stefano orribilmente tumefatto, questa sua lettera animata da vero e umano rispetto è preziosa.
Andrea Mariotti