De senectute, ovvero di una maleducazione di massa ormai all’apogeo
Uno decide dopo una brutta influenza di tornare a camminare in una giornata bellissima (di precoce primavera) non distante da Roma, per misurare bene i propri passi senza affaticarsi indebitamente. A verifica effettuata dell’anello di Veio da Isola Farnese, giusto pertanto il meritato e sobrio pranzo da consumare seduti su una panchina della solinga piazzetta del borgo (in foto), con un bel sole caldo quale condimento…solinga ho appena scritto? Illusione! Pochi secondi e squilla un cellulare, a introdurre la voce gracchiante e a squarciagola di un vegliardo (del tutto mancato nel senso nobile di questo termine, a dire il vero…) seduto non distante da me. Siccome la faccenda si prolunga (con evidente e prepotente “privatizzazione” della piazzetta da parte del forse inconsapevole ma non per questo meno fastidioso e canuto soggetto), ecco che con molto tatto gli dico (volendomi godere a tutti i costi il momento di relax): ” Scusi, potrebbe abbassare un pochino la voce?”. La sua affilata e spiazzante risposta: ” Ma a chi dà fastidio?”…per continuare poi come se niente fosse inducendomi ad andarmene, con nostalgia di quell’ attimo di pace soltanto vagheggiato e smentito dai fatti. Posso dire che proprio non se ne può più di questa maggioranza urlante e scostumata senza limiti di età che ci prende di petto, ai fianchi e anche per il sedere?
Andrea Mariotti
Come suonano lontane e inattuali le parole che Cicerone (“De senectute”-opera da te opportunamente citata-) fa pronunciare a Catone il Censore: “…nelle vecchiaia si possono utilizzare armi quali la conoscenza e l’esercizio della virtù…” Oggi, il rispetto delle regole e delle persone in generale, la serietà e la maturità dell’età virile hanno ceduto il posto al libertinaggio, alla licenza di fare ciò che si vuole e quando si vuole. Tutto e’ permesso, tutto è lecito e, come qualcuno afferma, “l’ineducazione è la frontiera della nuova inciviltà”. Un caro saluto.
Nulla da aggiungere a questo pertinente commento, Fiorella, se non il ricordo della “denuncia disperata e inutile” del luterano Pasolini a proposito del mostruoso permissivismo che ha deformato l’uomo (cioè il consumatore). Un caro saluto