In questo mese di novembre 2018 in cui di recente è ricorso il centenario della fine del primo conflitto mondiale, non si può non riproporre una famosa, struggente poesia del grande Clemente Rebora, a perenne monito circa gli orrori della guerra…(a/m):
VIATICO
O ferito laggiù nel valloncello,
tanto invocasti
se tre compagni interi
cadder per te che quasi più non eri.
Tra melma e sangue
tronco senza gambe
e il tuo lamento ancora,
pietà per noi rimasti
a rantolarci e non ha fine l’ora,
affretta l’agonia,
tu puoi finire,
e conforto ti sia
nella demenza che non sa impazzire,
mentre sosta il momento
il sonno sul cervello,
lasciaci in silenzio-
grazie, fratello.
CLEMENTE REBORA, 1916
Grazie Andrea per aver ricordato questa intensa e drammatica poesia di Clemente Rebora, così significativa..
Hai detto benissimo, Monica, intensa e drammatica è questa poesia che ci fa riflettere sulla Grande Guerra (su ogni guerra!) dall’angolazione più vera: quella delle vittime.