Prosegue attentissimo da parte mia il riascolto delle sonate per pianoforte di W.A. Mozart. Che dire a questo punto della K332 in fa maggiore dell’agosto- settembre 1778? che si fa fatica a dominare lo stupore per la ricchezza di temi in essa ipnoticamente ricamati dal genio di Salisburgo. Quanto ha scritto a suo tempo Fedele D’Amico rispetto al mistero della creatività mozartiana capace di sposare qualsiasi assunto (nell’occasione un omaggio a J.Ch.Bach, appena rivisto a Parigi nell’agosto del 1778) per riviverlo poi da un’altezza angelica, trova nella sonata in questione una conferma evidente. Tale partitura, peraltro famosa, possiede il pregio indiscusso di esprimere l’inquietudine dell’animo che si interroga su quello che sarà o non sarà con superiore brillantezza. E’ Mozart, signori, ossia l’urgenza del dire senza alzare la voce, con purezza di stile senza pari (fino all’acme suprema della sinfonia k550 del 1788). Mi permetto di suggerire una non breve convivenza con questa sonata. Si viaggia, dentro di noi, assaporando un profondo senso di pace.
Andrea Mariotti
Dici bene, Andrea: ascoltandole o eseguendole al pianoforte -quando nei lunghi e sognanti pomeriggi mi dedico alla musica- le note di Mozart -e in particolare la sonata in Fa maggiore K 332- mi procurano “un profondo senso di pace”. I tre movimenti di cui la suddetta sonata si compone sono incantevoli nella loro diversità: l’allegria misurata del Primo, la cantabile armonia
dell’Adagio; la brillante leggerezza del finale “Allegro assai”. Tra i piu’ significatvi giudizi espressi su Mozart, vorrei ricordare -oggi- quello di Gioacchino Rossini: “Mozart e’ il solo musicista che possieda nel medesimo grado sapienza e genio”.
Non posso che ringraziarti, Fiorella, per questo tuo bellissimo commento. Un caro saluto