At Phaethon rutilos flamma populante capillos
volvitur in praeceps longoque per aera tractu
fertur, ut interdum da caelo stella sereno,
etsi non cecidit, potuit cecidisse videri…
OVIDIO, LE METAMORFOSI, II, 319-22
Fetonte, col fuoco che gli devasta i capelli rossi,
rotola a precipizio lasciando nell’aria una lunga
scia, come talvolta una stella non cade,
ma sembra che cada giù dal cielo sereno…
(traduzione di Guido Paduano)
Figura simbolica e’ quella di Fetonte, un esempio di arroganza punita. La fine del mitologico personaggio (II libro delle Metamorfosi di Ovidio)- citato anche da Dante nelle tre cantiche della Divina Commedia- infatti e’ la conseguenza di un atto di superbia, di un desiderio incontrollato di potenza: monito per tutti gli uomini a non dimenticare i valori della vita, a non sottrarsi ai principi, ai doveri che regolano l’universo intorno a noi. Grazie, Andrea, per averci dato la possibilità di rileggere i bellissimi versi del poeta sulmonese, uno dei maggiori esponenti della Letteratura latina.
Grazie a te Fiorella, per questo commento che specifica in profondità il mio intento nel proporre i versi di Ovidio dopo aver visto a Roma presso le Scuderie Papali del Quirinale la mostra a Lui dedicata. Un caro saluto