In occasione del “compleanno” di Pier Paolo Pasolini (5/3/1922), non mi unirò quest’anno a coloro che intendono festeggiarlo (proponendo magari una sua poesia e via discorrendo). Ho detto quest’anno poiché in quello passato non mi sono sottratto alla suggestione della ricorrenza presentando alcuni versi del grande scrittore e regista nel mio blog. Ma siccome soltanto gli stupidi non cambiano idea, ecco che ho deciso per oggi di non “pescare” alcunché all’interno della vasta opera pasoliniana da far poi figurare in Rete. La ragione di ciò è molto semplice. Prima del “compleanno” viene la morte atroce del poeta sulla quale pesano tuttora dei macigni. E siccome il 2 novembre prossimo ci troveremo a ben quarantatré anni dalla scomparsa di Pier Paolo Pasolini, davvero non riesco a vedere proprio niente da festeggiare oggi: in quanto nulla si sta muovendo e pare non debba muoversi sine die circa l’acquisizione di una verità pubblica sui mandanti e gli esecutori del massacro all’Idroscalo di Ostia; laddove, come cittadini e non sudditi, custodiamo utopisticamente -ma con fermezza- il diritto di conoscere le oscure e putride trame del Potere che di fatto hanno condizionato pesantemente la nostra crescita democratica (condividendo da parte mia l’ipotesi tutt’altro che assurda di una matrice politica e ben pianificata di questo brutale omicidio). Il 16 marzo prossimo, inoltre, saremo a quarant’anni esatti dal rapimento di Aldo Moro con la strage della sua scorta in via Fani a Roma; ed io sto scrivendo queste righe toccato da una foto che coglie Pasolini e Moro seduti accanto alla mostra del cinema di Venezia del 1964 (foto inclusa nel libro Morte di un Presidente di Paolo Cucchiarelli, Ponte alle Grazie, 2016). “Quando Pasolini fu assassinato, nel novembre del 1975, l’unico esponente democristiano a inviare un telegramma di condoglianze alla famiglia del poeta fu Aldo Moro. Eppure, era stato proprio Pasolini a chiedere che la Dc fosse processata nelle aule di giustizia”, osserva Cucchiarelli nel suo volume in merito a tale fotografia. Tempo di riflessione quello attuale, inutile girarci intorno, consapevoli del nostro assoluto dovere di non dimenticare siffatte tragedie.
Andrea Mariotti