Vorrei non più sentirmi entro una gabbia,
uscirmi assai di vista, esser per tutti
rompighiaccio d’un bel colore arancio.
Con levità si desta questo afflato
profondo e terso, brezza d’esistenza.
Ma le atlantiche nubi non si dànno
per vinte: spadroneggiano rigonfie
d’ira contro un’ipotesi d’azzurro.
Nero di storni ho visto tutto il cielo;
era il tramonto, i frettolosi passi
verso il parcheggio del metrò dei topi
che siamo, frecce con le chiavi in mano.
Dal panettone al fritto in un baleno:
il carnevale incombe. O me tapino,
dinanzi ai baci di San Valentino
sollevati alla gloria degli altari!
Andrea Mariotti, versi del 2003 tratti da Spento di sirena l’urlo, Ibiskos Editrice Risolo, 2007
Perfetta per sottolineare la superficialità delle festività, ormai considerate principalmente per l’aspetto consumistico, ma al tempo stesso per evidenziare lo scorrere del tempo “in un baleno”..e la fretta di topi e frecce, bellissime metafore (e mica tanto metafore) di ciò che siamo. La tua sagace ironia ha scoccato mirabilmente il suo dardo!
Ti ringrazio, cara Monica, per queste tue parole che colgono il senso della mia “protesta” in versi.
Con amara ironia e lucida consapevolezza, in una sintesi espressiva realistica di forte suggestione lirica, i tuoi versi, Andrea -tratti dalla silloge “Spento di sirena l’urlo”- suggeriscono, a mio avviso, un’attenta riflessione sui temi dell’alternanza degli eventi umani, dell’instabilita’ dell’esistere, del”panta rei” che governa il mondo. Un dettato poetico impegnativo, controllato nei toni, intenso e coinvolgente nel contenuto.
Ti ringrazio, Fiorella, per questo tuo denso e gratificante commento ai miei versi che, distanti nel tempo, ho riletto con occhi rinnovati. Un caro saluto