Con piacere propongo alla lettura la seguente poesia di Mauro Corona, la cui prima strofe in particolare è qualificata da un ritmo incalzante generato da enumeratio (coi verbi in posizione forte negli a-capo dei versi a mettere sempre più a fuoco la veduta, dimodoché d’una poesia dipinta da Canaletto si potrebbe quasi parlare per l’effetto di pacata esattezza trasmesso al lettore). Ma ecco la lirica in oggetto…(a/m):
Duttile il sole
si disegna ambiguo nei mattini
si riappropria di ciò che ha perso con il buio
asciuga quel che la notte materna ha bagnato
cancella l’incanto delle lampade accese per le vie
fa emergere le forme dal nulla
contorna d’ombra i pieni
scava fiordi di luce tra le case
i pini accende del suo muto fulgore
Vanno trionfanti d’ignoto i corpi
prima trepidi, delicati e spenti
in quell’inondare in cui non si annega
ma si aumenta in percezione
Nei giardini le foglie dell’estate
si allineano nella stessa direzione
verso la luce che splende indifferente
Oltre sono i vicoli e i portoni
e poi le soglie, le scale, i muri
oasi d’ombre, spiriti domestici antichi
raccolti spazi abituali e veri
in cui il visibile nuovamente si dissolve
ed ogni cosa trova un giusto posto
Inavvertito sale e si frantuma il tempo
si scolla piano ciò che non può essere diviso
frana sulle parole dare e avere
Fuori, nel cielo occiduo, le chiome dei pini
sono dei neri cuori
(08/07/2017)
Mauro Corona
P.S. foto dell’autore
Davvero bella…e se le poesie hanno anche la speranza di evocare ricordi ed emozioni, ebbene questa lo fa in pieno.
Complimenti all’autore!
Giocata -come in un dipinto- su luci e colori, pervasa dal piacere della descrizione nella prima parte, la poesia si svolge agile e scorrevole nella seconda, su tonalita’ profonde di meditata introspezione, come si addice ad una poetica malinconica e panica di suggestiva intensità.
Come è stato ben sottolineato, caro Andrea, da te e dagli ottimi commenti, questa lirica molto bella di Mauro Corona, ha un ritmo incalzante sull’onda della commozione ed è caratterizzata da immagini che, a mio parere, si sovrappongono su un doppio piano, quello dello spazio (come natura, cose e soprattutto colori – che siano quelli della notte o della luce), e quello del tempo come nostalgia
Vorrei ringraziarvi, care amiche, per queste note che mi danno misura gradita del vostro apprezzamento.
Vorrei per questo dirvi brevemente come è venuta componendosi – che poi sono sempre flussi mentali separati eppure in qualche modo legati da uno stesso filo inconscio – una sera di inizio luglio nel cortile del MAXXI assistendo ad un reading di poesia. Lo sfondo dietro al palco era una fila di pini (quelli della prima e ultima strofa) dietro cui il sole tramontava facendoli stagliare nel cielo come dei veri e propri cuori neri mentre all’inizio (verso le 18) si era quasi abbacinati da quella luce così radente e forte. Ecco, così la poesia è iniziata dalla fine, come spesso accade, e poi via via si è andata componendo a ritroso, con immagini di un sole che prima inondava il mondo e poi lentamente lo abbandonava, lasciando spazio al tempo e alla sua presenza costante nelle mura antiche della nostra vita, dove tutto trova il suo posto, nella mia costante ricerca di un ordine e della sua precisione. Vorrei solo aggiungere, come per gratitudine, che gli echi interiori, per questa poesia, sono stati Dylan Thomas, Quasimodo, Calogero. Un caro saluto
…e naturalmente, ma l’avevo fatto per mail, grazie al curatore del blog, Andrea Mariotti, prima per avermi ospitato tra i suoi poeti e poi per la sua lettura che ha dato rilievo all’attenzione al dettaglio ed all’uso forte dei verbi ad inizio verso come a dare maggior cadenza e forza all’immagine iniziale del sole. Mi piace molto questa immagine di una poesia dipinta…
La tua lirica qui pubblicata, Mauro, in effetti mi aveva colpito subito ascoltandola letta da te con giusta misura presso la Sala Baldini e dunque con vero piacere l’ho proposta nel blog. Un caro saluto