…Gl’italiani non bisognosi passano il loro tempo a deridersi scambievolmente, a pungersi fino al sangue.
Come altrove è il maggior pregio il rispettar gli altri, il risparmiare il loro amor proprio, senza di che non si può aver società, il lusingarlo senza bassezza, il procurar che gli altri sieno contenti di voi, così in Italia la principale e la più necessaria dote di chi vuol conversare, è il mostrar colle parole e coi modi ogni sorta di disprezzo verso altrui, l’offendere quanto più si possa il loro amor proprio, il lasciarli più che sia possibile mal soddisfatti di se stessi e per conseguenza di voi.
GIACOMO LEOPARDI (in Giacomo Leopardi/Franco Cordero, DISCORSO SOPRA LO STATO PRESENTE DEI COSTUMI DEGL’ITALIANI, SEGUITO DAI PENSIERI D’UN ITALIANO D’OGGI, Bollati Boringhieri, 2011)
P.S. Un antidoto letterario d’eccellenza? la lettura o rilettura attentissima della Sesta Giornata del DECAMERON di Giovanni Boccaccio, laddove “si ragiona di chi con alcun leggiadro motto, tentato, si riscotesse, o con pronta risposta o avvedimento fuggì perdita o pericolo o scorno”…a/m
L’onesto realismo del Boccaccio nelle novelle della sesta giornata del “Decameron” e’ -anche a mio avviso, Andrea- l’antidoto letterario piu’efficace al tagliente pamphlet di Giacomo Leopardi “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli Italiani”(1824) sulla mentalità, la moralità, i comportamenti della società italiana del diciottesimo secolo. Un’analisi lucida -quella del poeta recanatese- di un paese (l’Italia) dominato dal cinismo, incapace di rispettare e di essere rispettato, in netta contrapposizione all’ideale cavalleresco del XIV secolo imperniato sulla cortesia, la discrezione, l’intelligenza di ogni classe sociale. Un caro saluto
Ti ringrazio per questo tuo commento, Fiorella, a riscontro del letterario antidoto da me individuato a fronte del lucidissimo passo leopardiano citato. Un caro saluto