Dalla silloge di Rita Pacilio Prima di andare, questa poesia:
Non resta più niente dell’estate verde
sepolta nell’erba stordita e ferma.
Ci sono le mani a fare questo tempo…
gli uccelli, il gonfio tuono all’orizzonte,
ci sono piedi selvatici a venirci incontro
come un’onda schiacciata, contusa
sulla nuca, umida, tonda. Non resta
più niente degli occhi tenuti stretti
le montagne aspre, involate
nell’aria debole dietro al fiume e sopra
ogni altra cosa. Se potessi svegliare i merli,
allontanare dal fuso orario l’orgoglio,
girare la testa verso levante, conoscere
l’ardore del volo in assenza di saggezza,
raccoglierei i capelli in una treccia infinita
comincerei a cadere a balzi, di sera in sera,
per svanire in pace, nuda, distratta.
Rita Pacilio
…colpisce nei suddetti versi il fonosimbolismo della seconda strofe assonanzata: ..”come un’onda schiacciata, contusa/ sulla nuca, umida…”; per tacer d’altro, a proposito di un dettato poetico fluido e ricco di forza inventiva (a/m)