Un lampo poco fa e me ne sono ricordato: il 28 gennaio 1972, moriva a Milano Dino Buzzati. Provai come una stilettata al cuore quel giorno lontano, avendo l’autore del Deserto dei Tartari accompagnato la mia prima giovinezza con la dolcezza a dir poco inquieta della sua prosa. Del grande narratore, ecco un “segmento” credo molto toccante del suo ultimo elzeviro, Alberi, pubblicato sul Corriere della Sera dell’8 dicembre 1971:

 

IN  TRENO

Chi siete? Pioppi, salici, aceri, platani, acacie, tigli? Che dannazione vi porta? Chi siete? Betulle, frassini, eucalipti, robinie, querce, ontani? Perché correte tanto? Zam, zam, velocissimi, subito di là del finestrino, non c’è neppure il tempo di guardarvi e riconoscervi. Dove fuggite, dove vi precipitate come pazzi? Laggiù in fondo, all’orizzonte, i vostri fratelli, al contrario di voi, sembra che avanzino nella stessa nostra direzione del treno, quasi restando al limite di una grande piattaforma circolare che ruota lentamente. Ma non è vero. Anch’essi ben presto vengono presi dal risucchio che, con accelerazione rapinosa, li trascina in senso opposto al nostro. Che cosa dunque vi chiama laggiù, alla contrada da cui noi ci stiamo allontanando alla velocità di 130 chilometri all’ora? Deve essere un richiamo importantissimo, altrimenti non correreste tanto. Non volete rallentare un momento? Non volete spiegarmi il mistero? Pioppi, aceri, tigli, betulle, ontani, o quel che siete, vi supplico, fermatevi un istante, ditemi una parola. O che io ancora una volta abbia preso la strada sbagliata? Che per stupidità, viaggiando così, io stia rovinando la vita mia?

 

Dino Buzzati

 

p.s. dedico questo ricordo dello scrittore bellunese a Sabino Caronia, con il quale oggi pomeriggio ho avuto una lunga conversazione telefonica. Caronia ama i libri di Buzzati e il fatto che oggi, proprio oggi, non si sia accennato al grande narratore forse è la prova migliore della…fatalità della Letteratura (a/m)

In data odierna, Sabino Caronia mi ha ringraziato in forma privata (29/1/17…a/m)

 

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