Ieri sera sul tardi ho detto la mia su Facebook in merito alla tragedia dell’albergo Rigopiano (ancora in atto, purtroppo): riprongo qui, nel presente blog, quanto ho avuto modo di scrivere avendo oggi pensato che in fondo le mie parole suggerivano il seguente titolo (a/m):
SACRALITA’ DELLA VITA
A costo di risultare scomodo, sgradevole, devo dire la mia circa la tragedia del Rigopiano. Polemiche sui ritardi delle comunicazioni e degli interventi di salvataggio, inevitabile indagine della magistratura, quell’albergo che non doveva esser costruito lì… ma dei suoi ospiti vogliamo parlare un attimo non rinunciando all’esercizio critico del pensiero? ebbene, ferma restando profondissima pietas per le vittime e le persone tuttora “disperse” (a proposito dell’eroismo di chi sta scavando da giorni in quel luogo pericoloso superfluo aggiungere alcunché) io mi chiedo: perché recarsi proprio nella settimana passata a cercare relax in un albergo fin troppo isolato e comunque senza neppure l’alibi di memorabili sciate da fare? perché, insomma, sottovalutare bollettini meteo tassativi e attendibili diffusi sulla Rete che dovrebbe essere usata con intelligenza soprattutto in questi casi? si confidava forse nei pneumaticoni ad altezza d’uomo dei propri suv in stile carro armato a fronte dei metri di neve previsti? ma si dava e si dà purtroppo il caso di una natura incazzata di brutto dal 24 agosto scorso (sisma di Amatrice); peggiore di un serpente a sonagli nell’aver fatto coincidere, la settimana passata, tremende bufere di neve con scosse di terremoto potenti, tali da provocare la slavina pesante come roccia che ha sepolto e sradicato il Rigopiano seminando morte e distruzione. E’ ora, per capirci ancor meglio, che cambi qualcosa nella forma mentis di noi italiani sempre troppo fatui, perennemente in vacanza specialmente con il cervello; accantonando al dunque un fatalismo che sa tanto di superbia stoltissima. Vero: portiamo tutti sulla schiena un cartello con la data della nostra morte; eppure rimane ragionevole il leitmotiv di “non andarseli a cercare”, i guai. Soprattutto in un momento come questo, ripeto: in cui la nostra partecipazione al dolore di chi ha perso tutto a causa delle precedenti scosse di agosto e dell’ottobre scorso dovrebbe di fatto coincidere con un prudente astenersi da situazioni potenziali di pericolo atte a complicare ulteriormente il compito già gravoso della Protezione Civile, di quei Vigili del Fuoco impagabili nel loro eroismo ma che sono uomini come noi…possibile che dobbiamo aver bisogno sine die di angeli oltre che di un uomo solo al comando? cultura della prevenzione è anche questa: non “mettersi di traverso” in un momento delicatissimo per il nostro paese, con faglie sismiche che potrebbero ancora risvegliarsi nel centro Italia martoriato. Singolare il fatto che di quanto ho fin qui precisato, poco o nulla io abbia letto in chiave critica sui giornali, al netto di qualche mia omissione. Perché, in conclusione -torno a chiedermi- non diventiamo maggiormente osservatori (soprattutto di noi stessi) piuttosto che semplici spettatori o vittime (mi si perdoni quello che sto per dire!) superflue di un sisma disastroso che non vuol finire straziando da mesi una parte bellissima del nostro paese? dai video e dai racconti ho saputo di “compleanni” da festeggiare al Rigopiano la settimana scorsa sprezzando il pericolo! no, non ci sto, non è davvero questo il vincolo solidaristico che dovrebbe attualmente unirci. Noi rimaniamo quelli, purtroppo, che non fanno la “differenziata” perché tanto poi… e ancora, coloro i quali deplorano lo sperpero del pubblico denaro non pagando nel contempo il canone in quanto la tivù fa schifo (e mi si perdoni ancora quest’ultima generalizzazione dettata dall’amarezza e in ogni caso dal dolore per quella che rimane una tragedia tuttora in atto, riferendomi al Rigopiano).
Andrea Mariotti
P.S. E prendo coscienza, in ultimo, della sapienza antropologica della lingua (non mia!): “angeli”, “uomo solo al comando”, ho scritto ieri di getto…come prendere atto una volta di più dello storico fatto che davvero non siamo la patria dell’Illuminismo, per dirla diplomaticamente (a/m)
Trovo giusta e condivisibile l’analisi che tu fai, Andrea, sulla tragedia dell’hotel Rigopiano a Farindola, nel versante pescarese del Gran Sasso. Ma la mia attenzione, in questo scenario apocalittico, e’tutta concentrata su tre elementi in particolare: la violenza e l’indifferenza della natura, l’incomprensibile ignorato allarme (lanciato dopo il drammatico evento valanghivo legato probabilmente agli effetti del sisma) da parte delle autorità competenti,la solidarietà della gente comune. E il mio pensiero e’ rivolto costantemente alle famiglie delle vittime, in angosciosa attesa di una sentenza di vita e di morte.
Rispetto molto le tue parole, Fiorella, che faccio mie, anche se mi permetto con pacatezza estrema di insistere sulla crescita delle nostre coscienze che profondamente auspico; tutti coinvolti come siamo da quanto sta accadendo dal 24 agosto scorso. E purtroppo la tragedia di oggi a Campo Felice dove in questi giorni non era il caso di sciare, ha portato lì uno dei medici soccorritori dell’hotel Rigopiano a morire, in base alla testimonianza di un altro medico accorso sul posto a tragedia avvenuta (dopo aver dormito vicini nei giorni precedenti nei pressi di quello che resta dell’hotel sepolto dalla neve)