Forse un mattino andando in un aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me ne andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
EUGENIO MONTALE
La lirica di Montale che oggi, Andrea, ci offri alla lettura, esprime in poche immagini una intuizione, direi, filosofica: la poesia come rivelazione improvvisa, “il miracolo del nulla” che toglie ogni illusione. E’la scoperta della irrealtà del mondo, del “vuoto” in cui ci muoviamo tra false apparenze, la negazione, “l’inganno consueto” della natura, di leopardiana memoria. Grazie per aver riproposto sul tuo sito versi in cui si colgono i due veri punti di forza della poesia di Montale, individuati da G.De Robertis:il linguaggio netto ed esattissimo e la capacità di dare alle verità più sofferte un aspetto simbolico. Un caro saluto.
Grazie a mia volta, Fiorella, per il tuo puntuale, bellissimo e autorevole commento, al quale nulla intendo aggiungere se non la mia consapevolezza che certi testi “canonici” continuano davvero a “bucare” la pagina, situandosi ben al di là d’una consacrata letterarietà…solo a volerli rileggere con occhi lucidi e attenti. Un caro saluto