LE QUATTRO GIORNATE DI NAPOLI
come il soldato tedesco del film
fare capolino, adesso, dal carro
armato delle mie doglie: dintorno
polverosa strada di detriti colma.
L’estate muore, ma inopinatamente
leggero tutto voglio lasciare andare
(non dico dimenticare). Che Atena
vegli trepida sulla mia astuzia senza
Proci trafitti a frotte nel finale!
poesia inedita di Andrea Mariotti, settembre 2015
La lirica sintetizza in pochi versi, con amara ironia, una dolente situazione spirituale, un sentimento angosciato della vita e il desiderio di lasciare andare tutto, “senza dimenticare”. Le immagini fortemente comunicative, il linguaggio essenziale e ben controllato destano motivi di intense riflessioni. Un caro saluto, Andrea.
Si, Fiorella, la poesia in oggetto è particolarmente “compressa” e ne sono quanto mai consapevole. Soltanto lo scorso anno, nel 2015, ho veduto il grande film di Nanni Loy sulle Quattro Giornate di Napoli. Sicché, nel giorno anniversario dell’inizio di esse (27 settembre 1943), mi sono deciso a proporre i miei versi giocati fra risonanze storiche e vicende personali debitamente filtrate dall’agorofobia lingustica (ragion per cui, ecco la particolare brevità della poesia). Al lettore naturalmente (nel caso tuo particolarmente autorevole) la sacrosanta libertà di percepire “il sentimento angosciato” della vita espresso dalla poesia…ma forse, mi permetto di dire (almeno nelle mie intenzioni) nei versi è attiva anche un po’ di leggerezza (quella planante delle autunnali foglie?…). Un caro saluto