L’ INFINITO
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
GIACOMO LEOPARDI
“L’infinito”: sublime meditazione cosmica, pura “avventura mentale” in cui il Leopardi individua il dramma dell’esistenza umana! Nell’ idillio, che si sviluppa tra i due poli contrapposti della realtà e dell’immaginazione, pensiero e sentimento sembrano compenetrarsi per convergere verso lo smarrimento prima e il dissolversi, poi, dell’essere nei campi sconfinati dello spazio e del tempo. Grazie, Andrea, per aver allietato questa serata con versi di incomparabile intensità lirica. Un caro saluto
Grazie a te, Fiorella, per il tempestivo e lucido commento ai versi senza esagerazione immortali del grande Recanatese. Facendo mia -indegnamente- la dichiarazione di Walter Binni che ebbe a definire Leopardi “il poeta della sua vita”, ebbene anch’io ho fatto posto (privilegiato) dentro il mio animo fin dall’infanzia al poeta dei Canti. Sicché, essendo L’Infinito “presente e vivo” nelle mie fibre, è bastato trovarsi di fronte al cancello della borrominiana Villa Falconieri a Frascati con la sua ferrigna e scrostata “siepe” per sentir vibrare i versi leopardiani. Un caro saluto