Con piacere do notizia dell’evento previsto per sabato 10 settembre a Palazzo Ferrajoli, Piazza Colonna 355 (“cliccare” per ingrandire…a.m.):

 

inviti-jubilaeum-10

 

Il baricentro del tempo variabile

della vita invariabile

che non vede l’ora

d’un vuoto di tempo

orando ColuiCheÈ

 

(per Claudio Alciator)

 

 

 

 

La battuta fatidica, in area metafisico-surrealista, è che anche un orologio rotto segna due volte al giorno l’ora esatta!… Ma Claudio Krjwyx Alciator (che già ci istiga coi suoi cognomi o soprannomi in un buffo e suadente surplus di consonanti, nonché di stranite j lunghe, y greche, assonanze latine: Alcione, figlia di Eolo, era una delle Pleiadi… Ma Alciator le si contamina in un delizioso latino maccheronico, vorremmo dire “eroicomico”!), Alciator, dunque, strapazza le ore come si fa con le uova per cuocerle più gustose, in un delizioso florilegio a tratti neo-dadaista, a tratti gnomico, sentenziante e filosofico che prende a prestito l’ironia per dire cose serie, serissime, perfino misticamente avvertite:

 

   … chissà come mai, ogni giorno

   mi sembra sempre di attraversarlo

   come se fosse totalmente una novità…

 

   … e la fatica, di vivere dentro al Tempo

   diventa strazio e tortura…

 

caro Claudio, anche se il “momento”

per te è come Oceano in Tempesta

ricordati/ che stai navigando/ su una nave sicura:

alla guida c’è

Colui che È!

 

 

Dunque è davvero il Tempo, l’unità di misura non tanto matematica, algebrico-aritmetica, quanto fisica e mentale che ci induce a portarlo e sopportarlo, questo Tempo maiuscolo, o se minuscolo a istigarlo, rincuorarlo, lenirlo, gloriarlo, decrittarlo, chi più ne ha più ne metta…

 

Non vedo l’ora che

ma quel che vedo è

un futuro incerto, c’è!

 

 

Colui che È… e cioè l’Altissimo, che è creatore e insieme padrone del Tempo, di ogni tempo che in Lui dunque s’annulla, o torna trasferito, ridonato a Noi sotto forma di vita, porzione di tempo, briciola e premio d’infinito…

 

Ore sette e quaranta – ed è pure sabato

siamo entrati/ di nuovo

nell’infinito del Tempo

 

l’unica soluzione è

lasciarsi andare – tra le braccia di

ColuicheAma

 

Affascina, in Alciator, questo “tourbillon”, questo continuo vorticare e dipanarsi di un concetto che è realmente fondante insieme della Fede e dell’Arte, della Storia e della Filosofia – ed in quest’ultima trova anzi il suo Regno privilegiato, la sua rutilante e magna accezione di riflessione esimia, misura del perdurare di ogni cosa mutevole, nell’incessante divenire della natura…

 

Sbrigatevi apostoli

perché ancora è lungo il

cammino verso

la mezzanotte

 

ore dodici/dodici

 

Ma qui non si torna alla problematica primigenia e fondante di un Parmenide, alla pregnanza di Platone (che nel Timeo definiva il Tempo, “immagine mobile dell’eternità”, che “procede secondo il numero”); non chiede ad Aristotele il significato profondo della sua intuizione di come nell’anima il tempo e l’eterno si congiungano tramite l’“istante”, o ad Hegel della sua proposizione ribaltata e unificante: “Il tempo è l’essere che mentre è, non è, e mentre non è, è”… L’hegeliano divenire intuìto nell’ora, è già per Alciator testo e pretesto di poesia, filosofema irredento e iridescente:

 

ORE UNDICI E UNDICI

 

Attimo infinito del tempo

dove l’eternità

tocca

il momentaneo susseguirsi

di semplici

unità

quando

quello che inizia

è uguale a ciò che segue

quello che sta in mezzo

è specchio di ciò che gli sta accanto

nell’andare verso un traguardo

che arriva

ma solo

dopo infiniti passi…

ore unouno virgola unouno

 

 

E, forse senza rendersene conto, il nostro Claudio arriva addirittura a presentire, mimare, intonare e insomma versificare quella grande crisi della temporalità classica che nel moderno troverà il suo totale dispiegamento: dal continuum quadridimensionale tempo/spazio di Minkowski sino alla teoria della relatività di Einstein, e oltre…

 

Il fisico

e matematico

Leonardo Grilli

cercò per anni

 

tra le pieghe delle ore

 

il baricentro del pomeriggio

la sua fonte di piacere

il suo puntoGì

 

decise di averlo trovato…

ore 17 e VentiQuattro!

 

Testo quindi delizioso, questo di Claudio Krjwyx Alciator, tra bile varia-bile ed ore (o Moire?) strapazzate: pronto per rimettere in giocosa ma verace discussione ogni nostra drammaticissima deriva contemporanea (si penso solo a frammenti, deflagrazioni “epocali” come 3,33 – l’ora notturna dei 32 secondi del terremoto a L’Aquila! Però ci dona anche la struggente certezza della cristiana e cristologica “morte di croce”, di quel “buio su tutta la terra” da unire “in modo inequivocabile / alla Resurrezione!”)…

Ma soprattutto ci spalanca una preziosa, fulminante attenzione ad uno forse dei motivi più sottile e improvvidi del nostro malessere, della nostra ansia e nascosta, intermittente crisi di panico tute contemporanee… Quel dramma agiato, quella malevola, maldestra tragedia d’ogni benessere occidentale che è, è stato e ancora troppo rimane l’assoluto, il deprecabile, l’inalterabile e invincibile Vuoto di Tempo (che illustri romanzieri hanno poi chiamato Noia, Indifferenza, addirittura Nausea, Male Oscuro dell’Io e dell’Esser-ci)…

 

Vuoto di tempo

e mancano

più di due ore

al momento

della cena serale

del pasto

vissuto nella comunione

momento conviviale

meno 24 alle 6!

 

Il Vuoto di Tempo. Una categoria, un traguardo atroce e risibile che forse nemmeno Proust mai computò, compitò. Lui che romanzava inseguiva il Tempo perduto per sublimarlo poi Ritrovato. Ma mai avrebbe trovato, o minimamente pensato di trovare requie nell’arte combinatoria, nella scienza dei numeri, in questa estetizzante (e sinestetica) teoria degli istanti, e degli immobili… accadimenti dinamici, sommovimenti interiori, implosi come lancette metafisiche, orologi molli di Dalì, enigmi dell’ora dechirichiani, parvenze, presenze o egualmente assenze metafisiche, surreali, dadaiste, ludico-esistenziali… Ecco l’enigma luminosissimo delle 11,44:

 

di fuori / il tempo variabile

nel mio fegato / niente più bile

 

Ebbene sì, nemmeno il grande Marcel avrebbe mai consegnato alle sue Swann, Gilberte, o Albertine, l’estasi indicibile e ogni giorno irripetibile delle ore 17,43, questo puro approdo, arcano, sfottò, ganglo, snodo ed enigma, d’indubitabile, irredimibile, inusitata poesia scandita dall’alcyonio Tempo d’Alciator:

ore 5,43; se i secondi sono 21

allora il conteggio alla rovescia… è perfetto

 

troverò il mio Zero/

ritroverò il mio diletto!

 

 

Plinio Perilli

 

 

 

 

 

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