“Poesia intrisa di lirismo struggente, sapientemente anaforata, e dunque animata da liturgica cadenza…intimità espressiva d’una preghiera”: questo mi sono sentito di scrivere recentemente in una mail indirizzata a Fausta Genziana Le Piane, in merito alla seguente lirica (a.m.):
L’AMAZZONE
Aizza i cani nella notte,
L’Amazzone
all’inseguimento d’un nobile cervo.
Impazzita
per la preda che sfugge
azzarda
incalza all’orizzonte
dell’isola di Saint Kilda.
E non v’è che la parola
a dire lo strazio,
il giorno e la notte,
l’ora e l’infinito
del suo dolore.
E non v’è che la parola
a dire la caccia
e lo spirito inviolato
che corre sull’isola selvaggia.
Il viola dell’erica s’inchina
muto
al coraggio dell’Amazzone
alla sua furia
alla sua solitudine
al suo cavallo stanco.
Amazzone ispiratrice
guidami
a ritroso nel tempo
nel bosco sacro di querce
dove il cielo e la terra
sono un’unica cosa
nel cerchio magico della mente
dove le stelle
hanno eterna dimora.
poesia di Fausta Genziana Le Piane, tratta dalla silloge Gli steccati della mente; a cura di Italo Evangelisti, Edizioni Penna d’Autore (prima ed. Aprile 2009)
P.S. in Rete ampie notizie sulla poetessa