Davvero ” l’autunnale maggio “, stiamo vivendo in questi giorni in gran parte d’Italia dal punto di vista metereologico; e così mi esprimo andando a rileggere le prime terzine del poemetto LE CENERI DI GRAMSCI di Pier Paolo Pasolini (1954), laddove ci imbattiamo nel potente ossimoro:
Non è di maggio questa impura aria
che il buio giardino straniero
fa ancora più buio, o l’abbaglia
con cieche schiarite…questo cielo
di bave sopra gli attici giallini
che in semicerchi immensi fanno velo
alle curve del Tevere, ai turchini
monti del Lazio…Spande una mortale
pace, disamorata come i nostri destini,
tra le vecchie muraglie l’autunnale
maggio. In esso c’è il grigiore del mondo,
la fine del decennio in cui ci appare
tra le macerie finito il profondo
e ingenuo sforzo di rifare la vita;
il silenzio, fradicio e infecondo…
che forza dirompente in questo incipit poetico, al suo apparire, per lettori abituati agli oscuri bagliori della poesia ermetica! Antonio Gramsci -il grande pensatore e uomo politico cui si rivolge Pasolini nel poemetto- moriva a Roma il 27 aprile del 1937. Quanti giovani d’oggi sedotti da Facebook, sanno qualcosa, di lui?
Mio caro amico, basterebbe ‘la mortale pace’ a dare potenza feroce a quest’ossimoro di Pasolini. L’accostamento al mese di maggio che stiamo vivendo a livello metereologico mi sembra un pò ardito, ma chi, più di te, ama vestirsi d’ardimento? La lirica, che rende in pieno l’idea della maturità artistica dell’Autore, anche a livello di cifra stilistica, è un omaggio poderoso a Gramsci. ‘Il silenzio fradicio e infecondo’ è un verso che incute quasi timore. Rende grave, pesante, schiacciante il peso dell’assenza; è intenso respiro di morte. FacebooK rappresenta un mondo lontano anni-luce dalla conoscenza. Tu sei alto testimone di passi della cultura che lasciano impronte indelebili.
Grazie ancora e un forte abbraccio!
L’ardimento cui fai cenno, cara amica, è stato forse stimolato dal ricordo di una pagina dello Zibaldone leopardiano: “Del resto l’immaginazione de’ settentrionali rispetto alla meridionale…è più sombre, lugubre, trista, malinconica, funesta e, si può dir, brutta. Perocché…essa è nutrita dalla solitudine, dal silenzio, dalla monotonia della vita; e la meridionale dalle bellezze e dalla vitalità e attività della natura; e le opere di quella nascono tra le pareti di una camera scaldata da stufe; le opere di questa nascono, per così dire, sotto un cielo azzurro e dorato, in campagne verdi e ridenti, in un’aria riscaldata e vivificata dal sole.” (Zib. 3681-2, 13 ottobre 1823). Ci manca indubbiamente il cielo sereno in questi giorni, e le risonanze interiori di ciò sono evidenti e come ben vediamo osservate da Leopardi nel passo citato. Ora, tornando a Pasolini, ecco che “l’autunnale/maggio” delle sue Ceneri (tra l’altro in enjambement nel poemetto), rappresenta efficacemente natura e storia, cielo buio di maggio e la bassa marea della condizione umana intuita dal poeta, trascorso il dopoguerra. Un “autunnale maggio” in cui possiamo profondamente rispecchiarci noi abitatori di un Belpaese oggi scosso, senza lavoro per i giovani, poco coeso, in piena crisi da “benessere rientrato”; per tacere della povertà in aumento minimizzata da chi ci governa senza uno straccio di buon esempio. E della tragedia ecologica del Golfo del Messico vogliamo parlare, a tre settimane dal suo inizio, con “l’oro nero” che ancora zampilla dalla conduttura sottomarina? Come vedi, cara amica, prendendo le mosse dallo stupendo ossimoro pasoliniano molte cose possiamo affermare ; ed io ho cercato di essere succinto nella mia presentazione proprio per lasciare ai versi citati la possibilità di sprigionare la loro profondità di senso; per essere precisi, la loro polisemia. Di Pasolini grande, grandissimo poeta civile quanto mai attuale non starò a dire; ma forte è l’amarezza in ultimo per il silenzio mediatico (se non vado errato) a proposito del 27 aprile del ’37, data della morte di Antonio Gramsci: il “cervello” cui occorreva impedire di pensare, come affermò Mussolini senza dover aspettare troppo a lungo. Un abbraccio da parte mia.
Andrea
Caro Andrea,
grazie per aver ricordato questi versi, così profondi e così incisivi.
A parte l’ aspetto poetico ricco di figure, come tu sottolinei, c’è la consapevolezza del “grigiore del mondo”, tanto sentito da prendere in considerazione ogni vocabolo dello scritto. Sono parole forti, sono parole dure, che avevano un senso quando venivano scritte e che purtroppo hanno un senso ancora oggi; ed ancora oggi ci lasciano l’ insegnamento di due grandi personaggi: Gramsci e Pasolini.
Un abbraccio Angiolina
Grazie a te, Angiolina, per aver unito la tua riflessione alla mia.
Andrea