Letteralmente folgorata sulla via di Damasco la Merkel dopo tanto rigore, di fronte a un flusso migratorio inarrestabile e di enormi dimensioni verso la ricca Europa… al grido di “Germania, Gemania!” di siriani e non, la polizia ha dovuto usare la forza, ieri, presso la stazione Keleti di Budapest, chiudendola temporaneamente. Troppo facile ed anche ingeneroso osservare come a questo punto l’Europa “che conta” stia provando sulla propria pelle la pressione del diverso da sé disperato e quindi implacabilmente determinato. Ciò premesso, prenderò le mosse dai disordini di Budapest per suggerire a voce bassa ma fermamente: ora o mai più, in merito al carattere di noi italiani; nel senso di sentirci (laicamente) chiamati come Saulo ad una urgentissima rifondazione di decenza quotidiana nelle nostre relazioni (quale premessa di uno stare insieme più solidale, non più imperniato sul bellum omnium contra omnes). Poche ora fa ho riascoltato profondamente toccato la canzone di Francesco De Gregori forse più profetica e grande del cantautore romano: “La Storia siamo noi…siamo noi queste onde nel mare…”. Che ci piaccia o meno, l’eccezionale importanza storica dell’anno in corso iniziato con l’attentato terroristico del 7 gennaio a Parigi ci sta cambiando, ci sta già cambiando. Speriamo davvero non in peggio! ché solo una comunità dignitosamente coesa può affrontare in qualità di stato membro e fondatore dell’Europa il dramma epocale che ci riguarda.