giovanni bellini

Circa la gravissima situazione dei migranti nel nostro paese, con riferimento soprattutto a città come Milano e Roma (senza tacere ovviamente dei fatti di ieri a Ventimiglia), mi permetto di suggerire ai visitatori del presente blog la lettura di un commento apparso in data odierna sul quotidiano La Stampa, a firma di Mario Calabresi e intitolato eloquentemente Il coraggio di guardare la realtà.

4 commenti su “

  1. Francesco

    Grazie Andrea per questo suggerimento. Non ho letto l’articolo ma essendo già sensibile verso tutto quello che riguarda l’emigrazione, avendone scritto anch’io, mi unisco in questo tuo incitamento a leggere e non lasciarsi condizionare dagli urlatori di slogan. Poiché questi temi “la migrazione” sono stati il passato, sono il presente e saranno ancora il futuro dell’umanità.
    Un caro saluto
    Francesco

  2. andreamariotti Autore articolo

    Concordanza piena e convinta con quanto mi scrivi, Francesco.
    Un caro saluto

  3. maria rizzi

    La realtà, Andrea, é che l’uomo conosce bene l’arte del dimenticare. Agli inizi del ‘900, lo documentano articoli di giornale dell’Epoca, eravamo noi a partire, verso il ‘sogno americano’ stipati nelle stive e destinati in molti a morire durante il viaggio. Una volta approdati nel Nuovo continente venivamo definiti ‘maiali italiani’ e ci ammassavano in casermoni molto simili a quelli dei campi di concentramento. Su alcune vetrine campeggiava la scritta “vietato entrare agli animali e agli italiani’… proprio come nel fim di Benigni “La vita é bella”.
    Ricordare aiuterebbe a sentirci fratelli e non creare confini… Ma i pregiudizi tendono a prendere il sopravvento. Uno tra tutti: rubano il lavoro ai nostri ragazzi. In realtà accettano , in nero, cifre irrisorie, per svolgere mestieri ad altissimo rischio o di grande fatica, che i nostri connazionali non accetterebbero mai!
    Occorrerebbe, forse, solo riflettere…
    Grazie per questo spunto di drammatica attualità e un forte abbraccio!

  4. andreamariotti Autore articolo

    Grazie a te, Maria, per queste riflessioni non prive di valore storico in merito a quella che senza mezzi termini è lecito definire una tragedia epocale; dalla quale non possiamo chiamarci fuori (corsivo fortemente voluto) nonostante la nostra mancanza di memoria, l’egoismo al ribasso che ci pervade e un volgare quanto astuto populismo che soffia sul fuoco (non dimenticando la sovrana ipocrisia di paesi economicamente più floridi del nostro e geograficamente più lontani dal Mediterraneo). Riflettere dobbiamo, per cambiare innanzitutto nel profondo il nostro atteggiamento (se avremo storicamente il tempo per farlo, trattandosi, se mi passi il termine, di un problema filogenetico, di lunga gittata…mentre il presente preme, con tutta la sua drammatica urgenza). Un forte abbraccio anche da parte mia

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