Dalla piccola (in quanto a numero delle poesie) ma preziosa raccolta di Marzia Spinelli intitolata Nelle tue stanze e dedicata alla memoria della madre, mi piace estrapolare la seguente lirica, capace a parer mio di riassumere magistralmente il filo conduttore della silloge:
l’amo della memoria
è una corda pendula, il gancio
su un’attesa da riempire,
pestando a terra come fosse uva.
se agronomi della vita o geometri dell’aria
lo sapremo alla fine. Ora so che è semina il Tempo,
porta tutto a vendemmia, anche le stelle.
(poesia di Marzia Spinelli, tratta da Nelle tue stanze, Edizioni Progetto Cultura, 2012)
…difficile trattenere -credo- un moto di profonda emozione di fronte agli accenti di verità dei suddetti versi, peraltro scanditi da una “misura certa…nel rigore”, come avverte giustamente Alberto Toni nell’introduzione alla raccolta. Mi limiterò qui a sottolineare il bagliore stilistico-strutturale del secondo verso, un novenario degno del miglior Pascoli (con gli accenti più significativi di terza e di quinta): novenario in grado di imprimere alla poesia una scossa potentemente centrifuga; fino alla chiusa di essa, come sospesa fra terra e cielo. In breve: la lirica in oggetto “viaggia” con estrema nettezza in direzione della buona poesia contemporanea, tenendo però finemente conto della nostra grande tradizione letteraria (proponendosi di conseguenza quale perla di umanità e di stile, a mio avviso). Marzia Spinelli è nata a Roma, città dove vive e lavora. E’ stata tra i fondatori e redattrice della rivista Lìnfera. Attualmente fa parte della redazione di Fiori del male e Polimnia. Suoi testi poetici sono presenti in varie antologie edite da Bagatto, LietoColle, Lepisma, Aletti, ArteScrittura e alcuni tradotti e inseriti nella rivista rumena Conta. Nel 2009 ha pubblicato il libro di poesie Fare e disfare (LietoColle Editore).