Nell’augurare Buona Pasqua ai visitatori del blog, propongo una “prova” poetica del primissimo Saba, scopertamente petrarchesca (per esprimerci eufemisticamente) nei versi incipitari; eppure, questa stessa prova, già in parte intrisa -forse- di quella musica soave e ricca di malinconia che segnerà in modo indimenticabile le liriche del poeta maturo (musica, nella poesia in oggetto, che mi ha fatto ripensare al mozartiano e stupendo terzettino “Soave sia il vento”, vera e propria perla dell’opera Così fan tutte):
NELLA SERA DELLA DOMENICA DI PASQUA
Solo e pensoso dalla spiaggia i lenti
passi rivolgo alla casa lontana.
E’ la sera di Pasqua. Una campana
piange dal borgo sui passati eventi.
L’aure son miti, son tranquilli i vènti
crepuscolari; una dolcezza arcana
piove dal ciel sulla progenie umana,
le passioni sue fa meno ardenti.
Obliando, io penso alle leggende
di Fausto, che a quest’ora era inseguito
dall’avversario in forma di barbone.
E mi par di vederlo, sbigottito
fra i campi, dove ombrosa umida scende
la notte, e lungi muore una canzone.
Umberto Saba, dalle poesie dell’adolescenza e giovanili; ora, naturalmente, nel Canzoniere del poeta triestino.
E’ sempre un piacere passare a leggere queste pagine.
Una finestra aperta che offre uno scenario inconsueto, un punto d’osservazione alternativo e quindi originale. Anche in questo caso ci offri gli auguri per le festività pasquali con i versi unici di un poeta che svela i sentimenti profondi con la semplicità della poesia.
Tanti Auguri di Buona Pasqua a Te Andrea
Un caro saluto
Francesco
Nella lirica che oggi ci proponi, Andrea, si colgono quel sapore di antico e quella dolente consapevolezza dell’essere in cui consiste il fascino della poesia di Umberto Saba: il “suo dar vita a chi sta ad ascoltare” (Vittorio Sereni). Un caro saluto.
Nel ringraziarti per questo tuo commento, caro Francesco, ti faccio a mia volta gli auguri di Buona Pasqua
Sì, Fiorella, giusto quello che osservi: “sapore di antico…dolente consapevolezza” (un’acme sarà più tardi in Saba la famosa poesia “La capra”, pur fra tante che andrebbero citate). Un caro saluto anche a te
Buongiorno Andrea.
“una campana piange dal borgo sui passati eventi” e penso a quei giovani cristiani trucidati in Kenia. Perchè non torna ora il Messia -dopo 2000 anni- a portarci la Parola di Dio? Un caro saluto e Buona Pasqua. Daniela
Benvenuta a questo blog, innanzitutto, Daniela, e auguri di Buona Pasqua anche da parte mia. Mi sento di rispondere nel modo seguente alla tua domanda: godiamoci hic et nunc (e non mi sembra poco) lo storico dono di un papa come Francesco, la cui spontaneità non può in modo alcuno essere fraintesa; avendo questo papa tuonato contro il traffico d’armi, pregato assieme agli operai sardi per il lavoro (recandosi peraltro per il suo primo viaggio da pontefice a Lampedusa); e poi ancora fatto alzar presto -lo ricordo bene!- i nostri politici lo scorso anno per una messa in San Pietro alle 7,30 del mattino con tanto di predica nei loro confronti tutt’altro che tenera; volendo tacere della riforma (per quello che gli è stato possibile finora) del kafkiano “Castello”, ossia della Curia, banca vaticana in testa…e della sua viva attenzione alle tragedie che ovunque accadono nel mondo perché non dire? Francesco si supera in quanto a impegno prima ancora che pastorale umano a tutto campo, dal mio punto di vista. Francesco semplice fra la gente ma fermissimo nel condannare mafiosi e camorristi che uccidono e pregano la Madonna con disinvoltura unica, nel nostro pazzesco paese. A me sembra, Daniela, che Francesco diffonda dappertutto quella che Erich Fromm nell’Arte di amare chiama filia, ovvero l’amore fra gli umani. A noi il compito, credenti o meno, di riflettere sugli atti e le parole di un uomo come lui da non mitizzare ma debitamente ascoltare, capace com’è di toccare i nostri cuori. Un caro saluto a te