CINQUE MARZO
Lo ricordo bene il cinque marzo
del Settantuno: indignato scrutavo
a sera un cielo bianco e avaro.
“Perché a Roma no?”, mi chiedevo
offeso per un’omissione grave.
Di colpo i fiocchi caddero; asciutti
perseveranti e grandi: di fede degni.
Io ebbro di felicità…e questa foto
di mio padre sul tavolino, ora che
sto scrivendo: sguardo fiero e senza
cappotto, papà sul bianco strato.
Niente neve quest’oggi a Roma,
cinque marzo 2015: ma il freddo
brusco di mezzogiorno e il cielo
latteo, lo stesso di quel perduto
tempo, una primula sbocciare
han fatto nella mia memoria.
Andrea Mariotti, poesia inedita del marzo 2015.
Ecco cosa succede grazie alla memoria, all’improvviso arriva il flash, basta lo sguardo ad una fotografia, per innescare versi e far sbocciare poesia come una delicata primula.
Un caro saluto
Francesco
In questa foto mi sembra di riconoscere Piazza Cairoli a Velletri, o sbaglio? E’ molto tempo che non ci si sente e che non ci si vede, caro Andrea, ma noto, con estremo piacere, che la tua poesia è sempre in grado di filtrare attraverso le nebbie del tempo, compreso quello che stiamo vivendo e, in questo caso, di restituire tutto il valore e la vivacità di un sentimento sempre vivo, poeticamente trasformato in qualcosa che accade pressappoco nell’immediato, come lo sbocciare di un fiore, appunto.
Roberto
A dire il vero, Francesco, la fotografia l’ho “pescata” dalla Rete all’ultimo. Ma ciò ha poca importanza: mi è piaciuto scrivere tali versi ritornando appieno ad essere quell’adolescente che adirato fissava il cielo della sera del 5 marzo 1971…ma come? stava nevicando ovunque e Roma all’asciutto? intollerabile!
un caro saluto
A questo punto mi sento in crisi, caro Roberto, nel senso che non saprei darti conferma in merito alla piazza…tutto è stato così veloce…alludo alla scrittura dei miei versi e alla scelta della fotografia che mi è piaciuta subito. Tant’è. Sul potere della memoria involontaria, inutile aggiungere alcunché. Un saluto davvero cordiale e un ringraziamento per questo tuo intervento
…uno sguardo nostalgico al passato e rivivere, sul filo della memoria, l’attesa, lo stupore, la gioia dell’adolescenza. Un caro saluto. Fiorella
Sì, Fiorella, quando la memoria si fa carne della nostra carne (non riesco sul momento a trovare un’espressione più efficace) occorre scrivere, lo sappiamo bene. Un caro saluto anche a te