Ogni promessa è debito (potenza del cash?…). Rimandando il visitatore del presente blog al mio articolo del 26 dicembre scorso, ecco la PAM in pieno centro di Roma, alle Botteghe Oscure; talché, per celebrare il fausto evento, valgano i seguenti versi inediti scritti proprio in quel giorno:
BOTTEGHE OSCURE
vai a capire certa titubanza!
se dal quindici del mese prossimo
dove un tempo respiravano i libri
troveremo i surgelati della PAM,
perché restare in mezzo al guado?
basterà ribattezzare lì accanto
il Largo in memoria di Berlinguer
Oasi del Mulino Bianco!
Andrea Mariotti, poesia inedita del 26 dicembre 2014
E così che il poeta mise in versi la barbara trasformazione affinchè i posteri si domandassero (forse).
Troppo volgare, Mirka, la spoliazione in atto a Roma come altrove in Italia della memoria del nostro Novecento per non reagire con la penna, scrivendo io poesia. Davvero sincronizzata, l’operazione PAM, con i saldi nei negozi cominciati nei primi giorni dell’anno…”non amo il mio tempo”, diceva, anzi dice un grande poeta come Vittorio Sereni.
Nel commento al post del 26 dicembre parlai d’amarezza e tu ribattevi che era piuttosto indignazione ed infatti ti do ragione di questo. Tuttavia, noi viviamo un tempo in cui l’evoluzione del PCI di Berlinguer è giunta al PD di Renzi, mi chiedo se trasformare un luogo di libri e del pensiero nell’ennesimo centro commerciale non sia un parallelo che sostiene la stessa direzione. Per citare il motto #cambiaverso bisognerebbe precisare in quale senso, perché qui con la scusa di riforme per cambiare il paese, mi sembra che sia in atto la spoliazione della nostra cultura e del nostro patrimonio paesaggistico, e la linea del non ritorno è già stata oltrepassata. Al di là delle motivazioni che li hanno ispirati questi versi sono mirabili, un esempio di endecasillabi che rende onore alla poesia italiana.
Con ammirazione
Francesco
Nel concordare con te, Francesco (purtroppo) sul tema del non ritorno, mi permetto di osservare che la poesia in oggetto non è formata solo da endecasillabi: tuttavia, la presenza di essi assicura (credo di poter dire) al dettato poetico una certa fluidità connotativa di quella società liquida (pensando a Bauman) all’interno della quale il pensiero critico è come un pesce fuor d’acqua. Ti sono grato per la costante attenzione con la quale mi segui e ti saluto caramente
Ciao, Andrea, per chi -come me- non usa frequentare le cosiddette “nuove cattedrali del nostro tempo” o “musei contemporanei” e’ davvero disgustoso e deprimente sapere che aumentino a dismisura nelle grandi e nelle piccole città centri “di aggregazione” alienanti e spersonalizzanti come questi…Eloquenti i tuoi versi “celebrativi” in merito.Un caro saluto, Fiorella.
Sì, Fiorella, disgustoso a dir poco, tutto ciò. E “Roma Capitale” si distingue, in questo gioco al massacro dei valori della nostra memoria (non sterile passatismo, il nostro, ma presa d’atto di un vandalico “nuovismo”). Anche a te un caro saluto