Come la luna nel cielo

Già in data 11 maggio 2014, nel presente blog, avevo dedicato un mio conciso scritto all’artista Mauro Camponeschi autore dell’opera qui visibile, suggestivamente intitolata Come la luna nel cielo. Trattasi di un “assemblaggio polimaterico” ispirato a Camponeschi dalla visione del recente film di Mario Martone Il giovane favoloso (su Giacomo Leopardi). L’opera in oggetto è stata da me particolarmente apprezzata ieri visitando la deliziosa mostra dell’artista dal titolo SeminascostiDisegni minimi di Mauro Camponeschi, Atelier Sacrofano, dicembre 2014: in tutto 45 lavori in grado di suggerire appieno la densità semantico-figurativa di Camponeschi . Quasi scontato da parte mia (senza voler far torto agli altri lavori esposti) parlare più in dettaglio dell’opera nella foto; basterà dire che osservandola, ieri, mi son tornati in mente i versi 100-105 del leopardiano Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, laddove l’incipitario (e prolettico) questo stupendamente scolpisce l’oscura condizione umana per bocca del pastore al cospetto della luna: “Questo io conosco e sento, / che degli eterni giri,/ che dell’esser mio frale,/ qualche bene o contento/ avrà fors’altri; a me la vita è male.”. Sicché, la “durezza” dell’opera di Camponeschi in oggetto tali versi ha fatto risuonare nel mio animo più ancora del celeberrimo “attacco” del Canto notturno (“Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,/ silenziosa luna?”). Quanto precisato mi sembra la dica lunga su quella “poetica figurativa” propria di Camponeschi della quale ho parlato nel precedente scritto dedicato all’artista; qui insistendo sulla qualità di essa; una poetica tutt’altro che estetizzante, per contro capace di ripudiare all’occorrenza-poniamo- il trasognato acquerello nel momento in cui (ipotizzo) Camponeschi aveva in mente, o meglio “sentiva” -a proposito dei Canti leopardiani- non l’idillica luna della Sera del dì di festa bensì l’enigmatico e non solidale astro del Canto notturno. Un’ipotesi, la mia (forse non del tutto peregrina riguardando l’opera in oggetto); e, a questo punto, testimonianza convinta della forza espressiva della quale Camponeschi è capace. Un’esperienza artistica la sua, frutto di notturne letture, di creativi silenzi in quella campagna non lontana da Roma in cui l’artista vive.

2 commenti su “

  1. Francesco

    ho letto con molto piacere ed interesse questa recensione dell’opera artistica di Camponeschi (che non conosco o forse potrei dire non conoscevo). Se (ed è dichiarato che lo sia) l’opera è stata ispirata dai canti leopardiani e tu ne hai sentito la loro presenza tra i colori e i materiali amabilmente accostati, credo che si testimonia, semmai fosse ancora necessario, quanto l’arte sia fluido vitale che scorre tra gli uomini fatti di materia sensibile.

    un caro saluto
    Francesco

  2. andreamariotti Autore articolo

    Sì, Francesco, condivido quanto osservi, specificando da parte mia il fatto che Mauro Camponeschi è un appassionato lettore di poesia; sicché delicate suggestioni letterarie vibrano discretamente nelle sue opere di caldo spessore umanistico. Un caro saluto, Francesco.

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