LE SEI DEL MATTINO
Tutto, si sa, la morte dissigilla.
E infatti, tornavo,
malchiusa era la porta
appena accostato il battente.
E spento infatti ero da poco,
disfatto in poche ore.
Ma quello vidi che certo
non vedono i defunti:
la casa visitata dalla mia fresca morte,
solo un poco smarrita
calda ancora di me che più non ero,
spezzata la sbarra
inane il chiavistello
e grande un’aria e popolosa attorno
a me piccino nella morte,
i corsi l’uno dopo l’altro desti
di Milano dentro tutto quel vento.
poesia di Vittorio Sereni, inclusa nella raccolta Gli strumenti umani, 1965.
che stile originale! Parlare del distacco come se fosse chi parte a raccontare quello che rimane che si disperde nel vento.
Con riconoscenza per la splendida poesia
Francesco
Sì, Francesco, parliamo con Vittorio Sereni di uno dei maggiori poeti del secondo Novecento, molto amato (per fare un nome fra i tanti) da uno studioso insigne come Pier Vincenzo Mengaldo. La lirica in oggetto poi, l’ho sempre trovata d’una indicibile bellezza; e forse non è stato un caso che mi sia tornata in mente nel giorno in cui abbiamo appreso l’atrocità di quanto accaduto a Genova (riferendomi al cimitero crollato). Un caro, cordiale saluto