Proprio il 12 ottobre 1896 nasceva a Genova Eugenio Montale. Alla città ligure ferita in questi giorni a distanza di tre anni per una nuova, disastrosa alluvione (e non secondariamente per l’incuria dell’uomo e relative lungaggini della burocrazia sulla pelle delle persone); alla città cantata da poeti come Dino Campana e Giorgio Caproni, intendo dedicare questo prezioso mottetto tratto dal secondo, indimenticabile libro di Montale (premio Nobel nel 1975), e cioè Le occasioni (1939):
Molti anni, e uno più duro sopra il lago
straniero su cui ardono i tramonti.
Poi scendesti dai monti a riportarmi
San Giorgio e il Drago.
Imprimerli potessi sul palvese
che s’agita alla frusta del grecale
in cuore…E per te scendere in un gorgo
di fedeltà immortale.
Eugenio Montale
Ciao Andrea,
in questo periodo ho per le mani l’opera omnia del grande ligure. Casualmente ho ritrovato questo prezioso libro, introvabile dove vivo, nel corso di un trasloco. E “casualmente” si è aperta una pagina di Xenia, con questa:
“Avevamo studiato per l’aldilà
un fischio, un segno di riconoscimento.
Mi provo a modularlo nella speranza
che tutti siamo già morti senza saperlo.”
Struggente e agghiacciante allo stesso tempo.
Bentornato tra le “pagine” di questo blog, Luca! se non sono blasfemo, aprire oggi “a caso” il libro di un grande poeta come Montale non coincide almeno in parte con le Sortes apostolorum del Medioevo? allora venivano interrogate sempre “a caso” le Scritture; oggi, più mai, quando ci imbattiamo in una poesia come quella da te ricordata e nel modo in cui ti è capitato, dobbiamo tutti dire grazie, credo, alla voce del grande Genovese capace di farci sentire l’eco profonda del mistero.