“… Altra voce dal profondo
ho sentito risonare
altra luce e più giocondo
ho veduto un altro mare.
Vedo il mar senza confini
senza sponde faticate
vedo l’onde illuminate
che carena non varcò.
Vedo il sole che non cala
lento e stanco a sera in mare
ma la luce sfolgorare
vedo sopra il vasto mar.
Senia, il porto non è la terra
dove a ogni brivido del mare
corre pavido a riparare
la stanca vita il pescator.
Senia, il porto è la furia del mare,
è la furia del nembo più forte,
quando libera ride la morte
a chi libero la sfidò”.
Così disse nell’ora del vespro
Itti a Senia con voce lontana; …
Da I figli del mare, di Carlo Michelstaedter
Arduo è il percorso per chi procede verso la vita autentica, lontano dalla pochezza borghese, stimando solo il giusto avvallo. Anche il porto non è più certezza di salvezza e i flutti possono portarlo via, (come nella scultura “Ultima visione” di Rodin), ma scegliere è necessario per potere, un giorno, “fiammeggiar liberi al porto della pace”.
Michelstaedter si spinge oltre, credo, nei figli del mare:”…il porto è la furia del mare,/ è la furia del nembo più forte…”. E mi è sembrato giusto associare a questi versi intensissimi la scultura di Rodin. Davvero pregevole, Grazia, mi è infine sembrata la tua citazione dei versi conclusivi di A Senia , poesia successiva a I figli del mare nella raccolta del poeta: versi che in effetti confermano il senso profondo della tua lettura del grande scrittore goriziano.