ALLA SERA
Forse perché della fatal quiete
Tu sei l’immago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquiete
Tenebre e lunghe all’universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
Questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cure onde meco egli si strugge;
E mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.
Ugo Foscolo
Caro Andrea, che dire di questo “nostro” gigante della letteratura italiana, anche lui come Ungaretti un soldato, ma della Grande Armata francese. Alla sera, è l’ analisi introspettiva del poeta verso l’evento, la situazione, che si crea quando scende la sera, una sorta di sipario calato sull’azzurro pianeta dove, natura e uomo, si sono esibiti. Tutto si quieta, anche lo “spirto guerrier” del poeta in fondo irriducibile, sopisce lasciandosi andare alla dolcezza di questa immagine di serenità e morte. La sera, momento della riflessione, di ciò che abbiamo compiuto e condiviso, nel bene o nel male, nel giusto o nell’errore.
Caro Massimo, questo mi sento di dire del sonetto foscoliano universalmente noto: si tratta ovviamente di un “classico dei classici”, da me presentato nel blog in una sera del mese ormai finito in quanto la seconda metà d’agosto a pensarci un attimo odora già d’autunno, con il cielo azzurro che si fa scuro in un batter d’occhio…i classici sono tali in quanto attuali; e noi dobbiamo a parer mio essere sempre pronti ad abbracciarli come persone vive.