I GATTI
L’ardente innamorato, il dotto austero
amano entrambi, nell’età matura,
i gatti dolci e possenti, orgoglio della casa,
freddolosi e imboscati come loro.
Amici della scienza e del piacere,
cercano il silenzio e l’orrore del buio,
dell’Erebo galoppini ideali se a servire,
fieri come sono, potessero adattarsi.
S’atteggiano, pensosi, nobilmente,
simili a grandi sfingi sdraiate nelle estreme solitudini
e immerse, sembra, in sogni senza fine;
feconde le reni, e piene di magiche scintille;
e a loro, come una sabbia fine, minime parti d’oro
costellano in vaghezza le mistiche pupille.
(da LES FLEURS DU MAL, di Charles Baudelaire, nella traduzione italiana di Giovanni Raboni)
P.S. nella foto, un dipinto dell’artista Mario Rosati, con il suo gentile consenso.
Sarà per questo che non ho mai smesso di amare i gatti? E…forse, chissà, che anche un poco non gli assomigli. Molto carino aver messo questo incrocio di versi e di pittura perfettamente aderente alla misteriosa sostanza dei gatti. Mirka
La maestosità del gatto, osannata nell’antico Egitto e poi declassata allo status di ruffiano. Quale delle due verità gli appartiene, quale ritratto è più convincente?
Probabilmente dipende dalla nostra visuale, tutt’altro che monolitica trascorrendo le stagioni della nostra vita.
Baudelaire come ben sai, Mirka, ha cantato i gatti in modo indimenticabile nei suoi versi, dando voce al complesso rapporto che lega gli umani a questi nobili animali. Il dipinto del maestro Mario Rosati poi, mi è sembrato davvero bello.