Nella Giornata della Memoria, in cui siamo chiamati a riflettere sulla Shoah, mi permetto di ricordare che proprio il 27 di gennaio del 1756 nasceva Wolfgang Amadeus Mozart. Superfluo precisare cosa Mozart rappresenti per l’umanità. Ma l’autore di melodie celestiali universalmente note, provò ben presto il senso di una profonda cognizione del dolore, come testimoniano le sue pagine in tonalità minori, fino al sublime e incompiuto REQUIEM. E’ quanto ho cercato di esprimere nella poesia che presento oggi; nata nel 2002, osservando gli storni al tramonto a Roma, la città dove vivo…nella mia fantasia, ecco associarsi ai loro disegni in cielo l’attacco del RONDO’ PER PIANOFORTE IN LA MINORE K511, squisito nella forma eppure trafitto da sottile strazio:
Una schermaglia di storni attraversa
le coralline barriere del cielo:
il dubbio porgi al cuore,
col tuo rondò per piano in la minore.
Occulti gorghi di fiabeschi andanti
ricordano la notte,
al nudo adoratore del tuo canto.
Ma il gemito degli archi
come un bimbo si placa
ascoltandoti, Mozart, fra le cure:
la scure involi a guisa di Mercurio
all’atto di punire Don Giovanni.
Così, grembo del bello,
d’umana carne plasmi Leporello.
Andrea Mariotti, lirica del 2002, poi inclusa in Spento di sirena l’urlo, 2007, Ibiskos Editrice Risolo.
“Col tuo rondò per piano in la minore”…la chiave della lirica credo sia in questa sublime strofa d’amore appassionato e lacerante. Si placa il battito aritmico dei cuori al suono d’una melodia che prelude alla quiete o forse ad altra vita, a una vita che possa essere ‘cura’ per i mali quotidiani. La similitudine tra lo storno nel tramonto infuocato romano e l’attacco della musica rende la lirica un arpeggio intenso e sommesso, un omaggio al giorno della rassegnazione che vide coivolte infinite anime innocenti. Loro non ebbero la possibilità di scegliere il volo. Come bestie al macello furono marchiate e sacrificate. Grazie, Andrea, sai ricordarle senza imprigionarle dietro altri recinti. Nessuna retorica. Solo dolore!
Accolgo il tuo commento senza replicare, cara Maria: il silenzio più rispettoso è d’obbligo, a questo punto. Un abbraccio. Andrea