Di una piccola (come formato) ma raffinata silloge poetica mi preme oggi parlare, riferendomi a Come un solfeggio, Kairòs edizioni 2014, di Antonio Spagnuolo, poeta di grande spessore e già recensito nel presente blog (25/6/2013). La raccolta in oggetto (In memoria di Elena), risulta alla lettura di rara e dolente eleganza, come in Meraviglioso amore, in cui non è difficile avvertire un’eco della leopardiana A Silvia: “Le tue spalle d’avorio/ erano furore di sirena,/…come la svelta mano di fanciulla/ in accordi veloci…”. Ma la pronuncia poetica di Spagnuolo si conferma netta e di plastica concretezza nella chiusa del canto: “Stringo nel pugno ormai vuoto/ gli abbagli sorprendenti/ del tuo antico pudore”. Ecco, siamo di fronte a un poeta che non finisce di stupirci in quanto a sapienza formale sottesa a versi di toccante umanità. A maggior riscontro di ciò, valga il bellissimo incipit di Nebbia: “Oggi ritorna la tua voce nel grigio della/ nebbia/ e il golfo trema per la solitudine”. Non mancano, come si vede bene, i correlativi oggettivi della desolazione di un poeta sempre lucido e alto nelle sue scelte espressive. La persona fisicamente scomparsa si sente in modo sorprendente, nella raccolta di Antonio Spagnuolo, laddove la conclusiva Vela è a parer mio un vero gioiello di dantesca memoria (nel verso incipitario); salvo lasciare il lettore quasi interdetto per l’ultima parola spettante proprio a Elena: “…mi annullavo nel tuo sorriso,/ nel mulinello evanescente della tua verità/ ed ogni traccia folgorava le immagini/ del tuo piede sigillo” (corsivo nostro, al fine di evidenziare uno splendido settenario di valore conclusivo ed esaustivo a un tempo). La foto qua sopra, mia, è stata scattata all’interno del Museo Nazionale Romano e ci permette di ammirare l’Afrodite accovacciata (proveniente dalla villa Adriana)
Ben si addice la foto di Afrodite accovacciata per il sottile aspetto che la testa dimezzata propone, nell’immergersi poeticamente e silenziosamente nel subconscio che sottende alla poesia. Sono affascinato dalla lettura attenta e dagli incisi culturalmente più che validi che Andrea Mariotti propone per questa mia silloge, nata dalla angosciosa solitudine che mi attanaglia. Perdere la compagna di oltre sessanta anni di vita in simbiosi , perdere una donna unica nella sua semplicità e nella sua immensa capacità di amare è qualcosa di indescrivibile. Soltanto la “poesia” riesce a sopravvivere , nella illusione del canto. Grazie ! Grazie ! Grazie!
Non altrimenti potevo commentare, sia pure brevemente, versi così toccanti e preziosi: tali da farmi pensare alla foto in oggetto, in onore di Elena e del suo cantore. Con amicizia e stima
Andrea Mariotti